Desideri, paure ed illusioni nei social network

Social network 1

Prendo come esempio uno dei “messaggi personali” che capita di ricevere da mittenti sconosciuti su un social network, per poi andare a parlare di concetti più generali. Il messaggio gira su Flixster, ma immagino possa propagarsi (o essere già arrivato) anche su Facebook e altri network. Su Flixster, questo tipo di messaggi sta al momento impazzando con diverse variazioni sul tema (tutte provenienti da profili di utenti che vorrebbero rappresentare ragazze o ragazzi giovani e di solito geograficamente collocati in nazioni povere). 
Dato che il messaggio originale è in inglese, lo traduco in italiano per vostra comodità. Dove c’e’ scritto XXXXX immaginatevi un nome maschile o femminile a seconda delle vostre preferenze e provate poi a chiedervi come reagireste dopo aver ricevuto questo messaggio sul vostro social network:

Ciao,
Mi chiamo XXXXX e sono una persona alta, di bell’aspetto, con un corpo perfetto e sexy.
Ho visto il tuo profilo sul social network e ho subito voluto contattarti,
perché spero che tu sia la vera persona amorevole, onesta e premurosa che
ho sempre cercato. E ho qualcosa di veramente speciale da dirti di me.
Quindi, per favore, contattami direttamente via e-mail (trovi il mio indirizzo qui sotto),
così potrò anche mandarti delle mie fotografie.
Saluti,
XXXXX


Letto tutto? Pensato cosa fareste dopo averlo ricevuto? Una risposta razionale e’ quella di ignorare il messaggio oppure – ancora meglio – selezionare la funzione per bloccare l’utente fornita del network,  facendo così un servizio non solo a se stessi (il truffatore non potrà più contattarci), ma a tutta la comunità (dopo un certo numero di segnalazioni, arriva la sospensione dell’account per il truffatore).

Considerando i toni assolutamente improbabili del messaggio, verrebbe da pensare che nessuno ci possa credere e tutti ignorino o blocchino. Ma andando invece a visitare la pagina del mittente truffatore, e’ impressionante vedere il numero di persone (un centinaio circa) che hanno lasciato commenti in risposta al messaggio (ed il numero totale di risposte è probabilmente più elevato perché molti avranno risposto privatamente come chiedeva il messaggio). Dando una rapida occhiata alle risposte pubbliche, una classificazione grezza può comprendere più o meno due categorie:

  1. “SI, SI, SI, MA CHE BELLO!”. E’ il caso degli utenti che si lanciano subito a corrispondere con il mittente sconosciuto. Addirittura molti forniscono immediatamente la propria mail nei commenti pubblici sul profilo. In tal modo, non solo si dichiarano creduloni al truffatore specifico, ma a tutti i truffatori del mondo (e con e-mail annessa). Alcuni esempi si possono vedere nelle immagini che riporto all’inizio ed alla fine del post (ho censurato nomi ed e-mail degli utenti per non contribuire a diffonderle più di quanto non abbiano già fatto loro stessi).

  2. NON MI INTERESSA”/”NON TI CREDO”. Ancora più curiosi i vari casi di utenti che non sono minimamente interessati alla proposta oppure hanno capito che si tratta di una truffa, ma che si sentono in dovere di rispondere ugualmente e di spiegare i motivi della propria risposta negativa, magari ringraziando. Alcuni esempi dalle immagini sopra e sotto riportate: “Grazie, ma non do’ il mio indirizzo e-mail”, “Non ti conosco ed inoltre non credo nell’amore”,  “Ho letto il tuo profilo ed ho visto che hai mandato lo stesso messaggio a tante persone oltre a me. Non dovresti farlo quando non conosci qualcuno. E’ veramente inquietante!” “No, grazie, sono sposata e con figli°,…


Ho preso ad esempio questi casi estremi perché permettono di vedere più facilmente in azione dei meccanismi automatici che scattano nella comunicazione mediata dal calcolatore, ma che in situazioni meno folli della precedente – quando interagiamo attraverso il computer con persone che non sono dei palesi truffatori – diventano più difficili da rilevare sia da parte dell’osservatore esterno che da chi è coinvolto nella comunicazione.

Per capire il comportamento della seconda categoria di utenti schematizzata sopra, ci viene in aiuto il post sulla regola di reciprocità nei social network che ho scritto recentemente. L’influsso della regola di reciprocità sul comportamento di alcuni utenti è talmente forte che – anche nel caso estremo dove hanno esplicitamente riconosciuto il mittente come un malintenzionato – invece che ignorarlo o bloccarlo, prevale comunque l’obbligo automatico a prestargli attenzione e contraccambiare il messaggio, addirittura con ringraziamenti.

La prima categoria costituisce invece un esempio della percezione alterata che possiamo sviluppare del nostro interlocutore nella comunicazione mediata di tipo testuale. Tale tipo di comunicazione è totalmente priva di quella mole di informazioni preziose che raccogliamo usualmente nella comunicazione faccia a faccia (guarda qui per una discussione approfondita). Quindi – di fronte a brevi sequenze di parole scritte, di fronte a messaggi impoveriti – se non teniamo a bada la nostra immaginazione, possiamo riempire senza accorgercene i “buchi” (le informazioni mancanti) in modo illusorio. Le persone della prima categoria li hanno riempiti in sintonia con il loro probabile desiderio che il messaggio fosse sincero e ci fanno sorridere perché ci sembrano dei grandi ingenui. Ma in situazioni meno plateali, non cadiamo inconsapevolmente nel tranello un po’ tutti? Di fronte ad una comunicazione mediata di tipo testuale, quanto spesso ci capita di attribuire significati/emozioni/intenzioni all’interlocutore che si rivelano poi totalmente illusori?  Purtroppo, rispetto alla comunicazione faccia a faccia, quella mediata di tipo testuale ci offre molte più opportunità di proiettare i nostri desideri o paure sull’altro. Più precisamente, su quel mucchietto di caratteri che va a rappresentare l’altro. Portare avanti efficacemente una relazione interpersonale mediata dal calcolatore richiede quindi – a differenza di quanto si possa pensare – più attenzione e consapevolezza di quanta esercitiamo nel mondo fisico. In caso contrario, rischiamo di scoprire – magari molto tardi – che le persone che immaginavamo all’altro lato della rete sono in realtà… noi.

© 2009 Luca Chittaro, Nova100 – Il Sole 24 Ore.

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  • Luca Chittaro |

    Grazie per la testimonianza, Stefano!
    Si, da un lato la sfida e’ quella (per chi sviluppa i software) di rendere piu’ sofisticati gli strumenti di CMC, dall’altro (per i comuni utenti) di diventare il piu’ possibile consapevoli delle limitazioni e delle dinamiche della CMC, in modo da usarla efficacemente.

  • Stefano |

    “Di fronte ad una comunicazione mediata di tipo testuale, quanto spesso ci capita di attribuire significati/emozioni/intenzioni all’interlocutore che si rivelano poi totalmente illusori?”
    Personalmente mi è capitato. Nel mio caso i risultati sono stati pressoché disastrosi e posso assicurare che non è bello vedere che tanti punti scuri, riempiti evidentemente con i miei personali significati ed interpretazioni, come scrive giustamente nel suo intervento, tutto d’un tratto si accendono e presentano una realtà ben diversa da come me l’ero immaginata.
    Una bella domanda potrebbe essere: cosa ci fa attribuire al nostro interlocutore significati che lui/lei non ha realmente espresso? Una mia interpretazione potrebbe essere che ciò che ci spinge, inconsciamente, a comportarci così sia la voglia di voler avere dall’altra parte una persona che rispecchi il più possibile le nostre “esigenze”: passioni, opinioni,…
    Una bella sfida è sicuramente cercare di rendere sempre più piccola la differenza tra F2F (comunicazione Face to Face) e CMC (comunicazione mediata da calcolatore).
    Stefano

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