Come sprofondiamo nei mondi virtuali

Avevo discusso tempo fa la sensazione di “immersione” che si prova nei mondi virtuali (da Second Life a World of Warcraft o qualsiasi videogioco preferiate). In quel pezzo, avevamo visto come l'immersione puo' essere di tipo mentale (uno stato di profondo coinvolgimento,  con sospensione dell'incredulità) e/o fisico (la sensazione di essere entrati con il corpo nell'ambiente virtuale, grazie  agli stimoli sintetici che i nostri sensi ricevono dalla macchina).

Ma la ricerca sull’immersione è vasta. Uno dei tanti temi interessanti approfonditi negli ultimi anni riguarda l’analisi dettagliata del fenomeno di immersione, per capire meglio le modalità e le fasi con cui si manifesta negli utenti. In tal senso, un lavoro degno di attenzione è quello di Emily Brown e Paul Cairns che, utilizzando come metodo d’indagine l’intervista in profondità di un campione di videogiocatori, hanno messo in luce i passi successivi con cui “usciamo” dal mondo fisico e “sprofondiamo” progressivamente in quelli virtuali. Schematizzo nel seguito come si verifica il fenomeno, in 4 livelli di crescente immersione:

Livello 0 (nessuna immersione). Questo è il livello in cui non abbiamo mai usato oppure abbiamo appena iniziato ad usare il mondo virtuale. Dobbiamo dedicare il nostro tempo e le nostre forze a capire come si usa l’interfaccia. La nostra attenzione va a focalizzarsi sull’apprendere come funziona il mondo virtuale e sul prender confidenza con i vari elementi (bottoni, menu, simboli grafici, uso della tastiera e del mouse, termini tecnici,…) necessari per interagire. Una volta abbattuta questa barriera, diventa possibile passare al livello 1.

Livello 1 (coinvolgimento). Questo è il livello in cui iniziamo a spostare la nostra attenzione dall’interfaccia al mondo virtuale vero e proprio, proviamo a compiere azioni in esso, esaminiamo le sue reazioni, ci poniamo e cerchiamo di raggiungere degli obbiettivi nel mondo virtuale. Man mano che facciamo progressi, inizia a cadere una seconda barriera: le nostre emozioni sono poco a poco influenzate, positivamente o negativamente, da ciò che accade dentro il mondo virtuale. In questo processo, ha un ruolo importante quanto il mondo virtuale ci permette di partecipare a quello che accade dentro di esso, la narrativa che ci propone, la co-presenza di altri (personaggi sintetici credibili oppure altri utenti rappresentati da avatar). Man mano che il legame emozionale cresce in forza, si passa al livello 2. 

Livello 2 (assorbimento). Questo è il livello in cui i controlli, l’interfaccia, diventano per noi “invisibili” e le nostre emozioni sono direttamente e fortemente influenzate dal mondo virtuale. Diventiamo meno consapevoli del mondo reale, fisico, in cui ci troviamo (ad esempio, la nostra casa, l’ufficio, il treno, l’aeroporto,…), del passare del tempo e delle sensazioni del corpo. Per dirla con le parole di Brown e Cairns: “uno stato simil-Zen dove le tue mani sembrano sapere da sole dove andare e la tua mente sembra fluire con la storia”. Se da qui ci lasciamo coinvolgere ulteriormente, abbattiamo anche l’ultima barriera (empatia ed atmosfera) e passiamo al livello 3 (la massima immersione possibile).

Livello 3 (immersione totale). Questo è il livello in cui siamo talmente entrati nell’esperienza virtuale che compare un forte senso di presenza: siamo talmente usciti dal mondo reale, fisico, che in questo istante tutto ciò che conta, a cui dedichiamo la totalità della nostra percezione ed attenzione, è il mondo virtuale. Per dirla con le parole di Brown e Cairns: “Quando smetti di pensare che in realtà stai giocando con un computer e sei semplicemente nel computer”.

Ora che sapete più in dettaglio come noi esseri umani entriamo in relazione con i mondi virtuali e come sprofondiamo in essi passando per una serie di stadi progressivi, una domanda da porsi individualmente, è: a che livello di immersione sono arrivato? Le risposte non solo varieranno da persona a persona, ma anche – considerando quelle della stessa persona – da mondo virtuale a mondo virtuale.

© 2009 Luca Chittaro, Nova100 – Il Sole 24 Ore.

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    Quando la frequentazione del mondo virtuale (MV) da occasionale diviene regolare, mano a mano si attenua il senso di separazione dalla “realtà”, fino a passare al livello 4.
    Livello 4 (integrazione). Da una immersione di tipo sostitutivo, si passa ad una immersione integrata con il “resto” della realtà. Da un lato tende ad assegnare un più appropriato livello di realtà al MV, dall’altro lo integra con la “realtà tout-court”. Lo stesso processo consente di percepire gli applicativi, il sistema operativo e la stessa macchina come estensioni in parte di se stessi e in parte del mondo su cui si opera.

  • Luca Chittaro |

    Si, certamente Second Life (SL) ed i first-person-shooter (FPS) sono mondi virtuali molto diversi. Ogni tipo di mondo meriterebbe un’analisi dettagliata per vedere come si istanziano i diversi livelli di immersione.
    Fra gli elementi che distinguono gli FPS da SL, andrei a considerare anche la forte componente di violenza degli FPS (e le emozioni/reazioni fisiologiche che essa suscita), la presenza di una storia già scritta, ed il ritmo frenetico dell’azione. Invece, altri esseri umani (rappresentati dai loro avatar) li trovi anche nell’FPS se lo colleghi in rete ed anche li’ le persone chattano, si parlano in audio e formano gruppi (anche se tipicamente per massacrarsi a vicenda).
    SL (oppure videogiochi come i Sims) sono più “tranquilli”, ma più che la possibilità cambiano le modalità di “sprofondarci dentro”, perchè entrano in gioco altre componenti della nostra psicologia – ad esempio quelle sociali come nell’esempio che fai – e possiamo provare vera empatia verso un avatar di SL o le vicende di “famiglia” dei Sims oppure perchè – siccome la storia non è già stata scritta – sentiamo di avere più possibilità di influenzare il mondo e le sue evoluzioni sono più imprevedibili e sorprendenti.
    P.S. Belli i sogni collocati negli ambienti di Doom! Un’ulteriore esempio di come sviluppiamo mappe cognitive anche dalle esperienze virtuali oltre che con la tradizionale navigazione nel mondo fisico – ne avevo discusso tempo fa: http://lucachittaro.nova100.ilsole24ore.com/2008/06/grand-theft-aut.html

  • Federico Bo |

    Io diversificherei il discorso su Second Life, che difficilmente può essere identificato con un videogioco: alcune delle considerazioni fatte a proposito dei videogiochi possono essere estese alla creatura dei Linden Lab ma la sua natura è quella di un universo virtuale persistente in cui si interagisce con altri esseri umani, sia pure rappresentati “fisicamente” dai loro avatar.
    L’esperienza che ho quando sono in SL è diversa da quella che provo – ho provato – giocando a Doom o Quake!; sono entrambe esperienze immersive, ma nella prima prevale la componente di socialità – io parlo, discuto, ballo con gli altri, perché loro sono lì con me. L’ambiente tende a diventare invisibile, come quando ci si trova in un ristorante durante una cena con amici od in ufficio durante una riunione. Nei giochi, soprattutto quelli in soggettiva l’ambiente prevale è l’immersione è soprattutto con il luogo, per quanto bizzaro ed alieno sia. Mi è capitato di sognare gli ambienti di Doom come sogno le strade o le piazze di città reali!
    In entrambi i casi è il tempo che subisce la maggiore trasformazione alterando la nostra percezione del suo scorrere.

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