Sappiamo (o dovremmo sapere) che già ora qualsiasi
telefonino permette di rilevare la posizione di una persona (attraverso le
celle se è un modello economico, attraverso il GPS se è un modello
più costoso). Ciò rende possibile studiare i movimenti delle persone in una
città e scoprire molte cose (dalla velocità media del traffico nelle diverse
strade in diverse ore del giorno al numero di persone che stanno partecipando
ad una manifestazione). Questo uso delle persone come “sensori mobili” (a volte
consapevoli, a volte inconsapevoli) crescerà e produrrà risultati sempre più
utili man mano che i telefonini diventeranno capaci di misurare nuovi parametri
(ad esempio, con telefonini come l’iPhone che contengono un accelerometro
diventa possibile misurare se il numero di cadute a terra delle persone in una
zona della città è superiore a quello di un’altra).
Ma Jun Rekimoto, il ricercatore di Sony più citato quando si
parla di interazione uomo-macchina, ha insistito molto su una nuova keyword per il
futuro, aprendo a Bonn l’edizione 2009 della conferenza internazionale
sulla Mobile Human-Computer Interaction, a cui ero presente.
La keyword riguarda proprio questo nuovo ruolo che gli
utenti di telefonini si troveranno a ricoprire, portandosi dietro sensori nei
telefonini. Partendo dal termine folksonomy (tipico degli utenti Web) e sommandogli il termine "sensori", Rekimoto predice la nascita di un numero crescente di Sensonomy, comunità di utenti mobili
che trasformano il proprio movimento nello spazio in un’opera collettiva che
produce dei risultati che sarebbero impossibili per un utente singolo.
Come esempio concreto di Sensonomy già operativa, Rekimoto
ha illustrato il funzionamento di PlaceEngine, un sistema innovativo
di localizzazione geografica degli utenti basata su Wi-Fi che – a differenza del GPS – funziona
anche dentro gli edifici. Il database che permette di fornire il
servizio di localizzazione viene continuamente arricchito e migliorato in precisione dagli utenti stessi, semplicemente
muovendosi nelle città, dato che i loro telefonini possono acquisire automaticamente dati sugli access point Wi-Fi incontrati e trasmetterli ai server di PlaceEngine.
Nell'immagine sopra, vediamo l’area metropolitana di Tokyo, con la visualizzazione degli access point ivi rilevati sinora (sono 1'200'000). Il buco nero che vedete nel bel mezzo della zona piu' rossa corrisponde agli edifici imperiali dove non è stato possibile fare
rilevazioni alla comunita' PlaceEngine (maggiori informazioni tecniche sul sistema sono disponibili sul sito di Sony).
Per rendere sempre più semplice la partecipazione alle
future sensonomy ed il loro arricchimento, l'azienda pensa a trasformare tutti i
dispositivi elettronici che gli utenti si portano dietro in nodi mobili delle
sensonomy. A tal fine, Rekimoto ha creato una spin-off chiamata Koozyt, con la missione di aggiungere capacità
di rilevamento della posizione ai vari prodotti Sony (macchine fotografiche,
game console portatili, telefoni cellulari, portatili VAIO,…) e poi sviluppare nuovi tipi di
applicazioni che usino questa informazione, con particolare attenzione a quelle
di realtà aumentata (Rekimoto lavora in particolare su quella di tipo markerless) e di
lifelogging, per connettere sempre di più il mondo fisico con
quello digitale.