Di quanti byte è fatta un’esistenza umana?

Rekimoto lfelogging

Le applicazioni di lifelogging mirano a permetterci di
registrare in modo automatico le esperienze che viviamo nella nostra vita
quotidiana in modo da conservarle digitalmente e poter riesaminarle in futuro. 

Jun Rekimoto (Sony Labs), nel suo discorso di apertura del
convegno Mobile HCI 2009
, ha dato le seguenti stime sulle esigenze di memoria
di massa per conservare la storia dell’esistenza di una persona media:

  • Registrazione di tutto il testo letto dalla persona nella
    sua vita = 12 Gigabyte (sarebbe quindi sufficiente una SD card dal peso di pochi
    grammi per portare sempre con noi tutto ciò che abbiamo letto fino a
    quel momento)
  • Registrazione di tutto ciò che e' arrivato alle orecchie della persona in una vita intera = 40 Terabyte (con la tecnologie attuali, si
    potrebbero conservare in un'unita' di storage su disco grande come uno stereo domestico)
  • Registrazione di tutto ciò che e' arrivato agli occhi ed alle orecchie della persona in una vita intera = 120 Terabyte (con la tecnologie attuali, si potrebbero
    conservare in un rack grande come un mobiletto)

Ovviamente, anno dopo anno le
memorie aumentano di capacità e quindi arrivera' il momento in cui ci si potrà portare
dietro la registrazione audio-video di tutta la vita vissuta fino a quel momento in un
dispositivo portatile (una sorta di ausilio cognitivo esterno per dotarci di una super-memoria sul nostro passato).

Le ricerche specifiche portate
avanti da Rekimoto per supportare il lifelogging riguardano:

  • La registrazione continua della posizione dell’utente
    sia in esterni che in interni (per la quale non è possibile usare il GPS): a
    tal fine viene utilizzato un circuito di piccole dimensioni che potete vedere nella fotografia sopra.
  • La categorizzazione automatica
    delle immagini registrate dalla piccola telecamera che possiamo indossare per
    registrare le nostre giornate. L’idea è che, con tecniche di visione
    artificiale, il software con cui gestiamo i materiali registrati riconosca le
    facce dei nostri amici e gli oggetti che possediamo (ad esempio, il frigorifero
    di casa) e le memorizzi come tag testuali associati alle immagini. Un’applicazione
    del genere permetterebbe di indicizzare e rendere effettivamente usabile il gigantesco
    (ed altrimenti ingestibile) database di video registrati durante una vita. Potremmo, ad esempio, chiedere
    al nostro motore di ricerca personale: “Mostrami quella sera di cinque anni fa quando ho aperto il frigo di casa assieme a Mario e Francesca” oppure "Mostrami le occasioni in cui Mario si e' arrabbiato con me quando eravamo all'asilo".

© 2009 Luca Chittaro, Nova100 – Il Sole 24 Ore.


  • Francesco |

    il “perchè” è che non si vorrebbe morire….e allora si cerca di preservave la propria vita (e in qualche modo “se stessi”) da una scomparsa definitiva.
    siceramente se tra qualche decennio le persone cominceranno a “registrare la propria vita” (e poi, alla fine, invece che i cimiteri ci saranno delle “biblioteche delle vite delle persone”)…. beh… che io non “stia registrando” un po’ mi dispiace! 😀 😀
    potrei cominciare a registrare ora… 😀 ahahahahah…
    ma mancherebbe un gran (e bel!) pezzo…. che non è più ricostruibile… e ogni istante che inevitabilmente rimando (e che non viene registrato) è perso definitivamente e non posso più registrarlo.
    credo proprio che apparterrò al periodo “pre-registrationLife”.

  • Ivo Quartiroli |

    Più che sapere quanto e come, ciò che trovo importante è capire “come mai” ci sia un tale bisogno di ossessiva registrazione della vita. Quali sono i bisogni interiori che stanno alla base di un tale ricerca tecnologica? Ne avevo scritto a suo tempo Lifelogging

  • Luca Chittaro |

    @Ivo e Guido: sono in sintonia con le vostre riflessioni. Ed una riflessione aggiuntiva potrebbe riguardare la funzione del dimenticare. Vogliamo veramente ricordare tutto? Quali saranno gli effetti di strumenti che impediscono di dimenticare, attivita’ che ora svolgiamo in modo frequente e naturale?
    @Giorgio: Il numero di byte diverso tra i tuoi calcoli e quelli dei ricercatori di Sony e’ probabilmente dovuto al diverso tipo di registrazione video ipotizzata: i video del sistema mostrato da Rekimoto erano ad una risoluzione decisamente inferiore a quella DV ed inoltre erano in grayscale.
    @ Paolo: digitalizzazione di una vita? Al momento il gruppo di ricercatori Sony si concentra sulla digitalizzazione di quelle informazioni sulla nostra esistenza che siano registrabili mediante piccola telecamera e microfono. Ma come profetizzi magari in futuro avranno dei sensori piu’ sofisticati. Un Walkman come quelli di Strange Days?

  • Paolo |

    Digitalizzazione di una VITA umana? Nei termini posti la questione mi pare decisamente approssimativa. A parte che volendo fare i conti per bene, dovremmo considerare anche tutte le informazioni che il nostro sistema nervoso riceve ed elabora nel corso dell’esistenza. Penso in primis alle informazioni sensoriali diverse da quelle considerate, tattili ed olfattive ad esempio.
    Poi ancora ci sarebbero gli stati d’animo, le sensazioni fisiche e mentali, e molto altro; ma e’ chiaro che al momento non siamo in grado di registrare e/0 riprodurre tali informazioni. Se per alcune potremmo utilizzare mezzi meccanici, per altre al momento non c’e’ verso neppure di immaginare come salvarne l’informazione, ed operarne una trasduzione su supporto elettronico leggibile a sua volta dal nostro cervello.
    Quindi, piu’ che contare i Petabyte necessari, dovremmo chiederci quanti anni serviranno per disporre di tecnologie di intefaccia con l’encefalo, perche’ e’ questo alla fine di cui si parla. E’ chiaro infatti che quando saremo in grado di decodificare i segnali neuronici potremmo anche registrarli, ed allora il gioco sara’ veramente fattibile. Altrimenti il filmato ininterrotto della propria esistenza mi pare assomigli piu’ ad una versione individuale del Truman Show! Decisamente piu’ significativo sarebbe poter registrare ricordi, sensazioni ed emozioni (alla ‘Strange Days’, per intenderci).
    I primi passi son gia’ stati fatti: al momento esistono strumenti che riescono a leggere gli impulsi motori ad esempio e tradurli in movimenti meccanici. Certo siamo lontanissimi dalla nostra immaginazione… ma ci arriveremo, non temete. O meglio forse si’, alcune conseguenze saranno temibili.

  • Guido |

    Quoto Quartioli! Esserci significa rileggere la propria memoria, non guardarsi un filmino!

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