Sono stato recentemente intervistato dal mensile di salute Starbene per un articolo sull’uso del Web che e' stato pubblicato nel numero di Aprile 2010 della rivista. Mi ha fatto piacere vedere che anche al di fuori dagli ambiti tecnici si inizi a guardare all’uso della rete come parte del nostro stile di vita, esattamente come l’alimentazione o l’esercizio fisico, e a chiedersi quali sono le conseguenze delle nostre scelte. Gli effetti di rimbambimento o di potenziamento cognitivo che la rete ha su di noi dipendono infatti da nostre decisioni. Ed esattamente come per chi si preoccupa del proprio stato di fitness fisico e' utile sapere qualcosa su muscoli, grasso e cuore, cosi' qualche nozione minima di come funzioniamo dal punto di vista cognitivo quando interagiamo con un computer e' certamente utile a chi vuole usare in modo intelligente la rete. L’articolo citato riporta solo alcuni suggerimenti. Estendo quindi il discorso nel seguito, rivolgendomi soprattutto a chi non conosce ancora queste tematiche.
Le nostre (limitate) capacità di multitasking. Mentre il computer è stato progettato apposta per essere multitasking, cioè per fare più cose contemporaneamente, il nostro cervello non è adatto a portare avanti bene più ragionamenti nello stesso istante. Possiamo sforzarci di farlo ed anche raggiungere alcuni risultati, ma completare un ragionamento alla volta è più veloce ed efficace per gli esseri umani. E, aspetto non da poco, è meno stressante. E' inoltre bene controllare la quantità di informazioni che cerchiamo di gestire. La rete offre stimoli ed opportunità illimitate, al di là di quello che umanamente possiamo analizzare ed assorbire. Dobbiamo quindi stabilire le nostre priorità e dedicarci innanzitutto a che cos’è più importante per noi, al fine di evitare un paralizzante sovraccarico cognitivo. Ed anche all’interno della massa di informazioni che ci interessa veramente, se essa è vasta dobbiamo dare ordine e sequenza alle informazioni, perché caos miscelato a multitasking ci farebbe svolgere peggio le nostre attività e creerebbe tensione ed ansia. In questo possono venirci parzialmente in aiuto gli strumenti di accesso personalizzato alle informazioni, ma spetta a noi progettare come vogliamo personalizzare il flusso informativo in modo coerente con le nostre priorità.
Gestione dell’attenzione e il pericolo delle scorciatoie. Messi sotto pressione dal sovraccarico cognitivo, cerchiamo delle soluzioni rapide che semplifichino la situazione e allentino tale pressione. E’ quindi normale che molti si accontentino del primo risultato fornito da Google e non approfondiscano oltre, oppure che ripetano automaticamente le azioni fatte in passato senza chiedersi se sono ancora adatte al contesto presente, oppure che facciano quello che fanno la maggioranza degli altri utenti di un social network perché “se lo fanno tutti, ci sarà un buon motivo”. Sfortunatamente, con l’aumento della quantità di stimoli che riceviamo dalla rete, diventano più probabili i comportamenti automatici e non meditati e le scelte prese istintivamente senza riflettere. I ricercatori anglosassoni chiamano questo agire senza pensare mindlessness. Ad esso dobbiamo invece contrapporre la consapevolezza: rendersi conto di essere sottoposti ad un numero eccessivo di stimoli, discriminare quelli importanti per noi da quelli irrilevanti e concentrare la nostra attenzione sui primi. Si potrebbe dire che la tecnologia va affrontata con un atteggiamento più meditativo.
Memoria a breve termine e Web. Dobbiamo distinguere due
funzioni diverse e cruciali della memoria umana, spesso chiamate memoria
a breve termine ed a lungo termine. Il web tende a mettere sotto
pressione la prima e a far usare di meno la seconda. Più in dettaglio,
la memoria a breve termine è quella che utilizziamo quando ci
concentriamo mentalmente su alcune informazioni. E’ estremamente
limitata, come chiunque può sperimentare quando cerca di tenere a mente
una lunga lista della spesa o di fare un’operazione matematica con molte
cifre solo immaginandola, invece di scriverla su carta. Il flusso di
stimoli e di informazioni a cui ci sottopone la navigazione in rete è
spesso più ampio di quanto la nostra memoria a breve termine riesca a
gestire. Ad esempio, la saturazione della memoria a breve termine ci fa a
volte provare l’esperienza non piacevole di trovarci nel bel mezzo di
una navigazione Web e non sapere ne’ perché siamo arrivati sulla pagina
che stiamo guardando, ne’ da dove siamo arrivati lì o addirittura cosa
stessimo cercando originariamente. La scarsa capienza della nostra
memoria a breve termine è quindi un altro buon motivo per relazionarci
alla rete in modo disciplinato.
Memoria a lungo termine e Web. La memoria a lungo termine è
invece quella dove memorizziamo tutto ciò che abbiamo vissuto ed appreso
in passato. A differenza di quella a breve termine, è vastissima, ma
non sempre efficace nel reperimento, come sperimentiamo a volte quando
cerchiamo una risposta dal nostro passato e ce l’abbiamo “sulla punta
della lingua” ma non riusciamo a farla emergere. Funziona decisamente
meglio nel riconoscere le informazioni: se ad esempio qualcuno inizia a
dirci parte di quella risposta che facciamo fatica a reperire, allora
improvvisamente ce la ricordiamo in modo chiaro. Sui computer possiamo
tenere memorizzato di tutto e poi farlo reperire a loro con strumenti di
ricerca. Sotto questo punto di vista, la tecnologia può far diventare
la nostra memoria a lungo termine più pigra.
Consigli di "fitness cognitivo" per l'utente Internet. Definire chiaramente gli obbiettivi ed i risultati che si vogliono ottenere con la rete per non trovarsi a vagare senza meta saltando casualmente da uno stimolo all’altro. Svolgere le attività in rete una alla volta e quando si sta svolgendo un’attività, rimanere focalizzati su quella, non farsi interrompere e non farsi distrarre da stimoli scorrelati che ci giungono dalla rete o dall’ambiente circostante. Dare un voto di importanza alla miriade di cose in cui ci imbattiamo su Web: approfondire con calma ed in dettaglio quelle importanti, le altre verranno dopo o anche mai, dato che non abbiamo un tempo infinito a nostra disposizione. Scollegarsi dalla rete quando non si ha un obbiettivo per cui usarla. Dare un ordine agli oggetti digitali (e-mail, articoli e file vari) che scarichiamo sul computer, organizzarli in cartelle che abbiano un senso logico per noi e non tenerli in ammassi caotici e scoordinati.
Comunicare e relazionarsi in rete. Un tema che merita un discorso a parte è quello delle relazioni interpersonali mediate dalla rete. Comunicare con e-mail, chat ed instant messaging è molto comodo, ma va affrontato con la consapevolezza delle differenze esistenti con la comunicazione faccia a faccia a cui siamo invece stati addestrati fin dalla nascita. La comunicazione testuale via computer sopprime alcuni canali importanti a cui siamo abituati nella comunicazione faccia a faccia, quali lo spazio personale (la distanza fisica a cui decidiamo di posizionarci quando siamo di fronte a qualcuno), il contatto oculare (che ci permette ad esempio di capire se siamo in sintonia con l’altro), il linguaggio del corpo (che arricchisce i messaggi verbali, rendendoli più chiari anche dal punto di vista emotivo), gli aspetti non verbali dell’uso della voce (pause, volume, timbro, ritmo, toni,…). La mancanza di questi aspetti fondamentali rende più probabili i malintesi e le incomprensioni. Per questo, nel comunicare attraverso il computer, dobbiamo esser consapevoli di tali mancanze e cercare di compensarle, soprattutto per ciò che riguarda le emozioni che rischiano di soffrirne particolarmente. Per maggiori dettagli su questi aspetti, è disponibile in rete un video di una conferenza che ho tenuto in merito.