Si sa che costruire bene il proprio profilo Facebook ha degli effetti sulle persone che lo visitano. E diverse ricerche si sono concentrate sullo studiare tali effetti, nell'ottica dell'impression management (vedi ad esempio precedenti pezzi sull'importanza della foto personale nel profilo, su cosa guardano i visitatori del profilo e su come rovinarsi l'immagine su Facebook).
Ma Catalina Toma della Cornell University ha voluto studiare la questione da un punto di vista radicalmente diverso: si e' cioe' chiesta se un bel profilo Facebook ha degli effetti sulla persona che lo possiede.
L'idea le e' venuta pensando a delle nozioni classiche della psicologia ed in particolar modo alla teoria dell'autoaffermazione. Gli studiosi di tale teoria hanno eseguito negli anni degli esperimenti in cui si fa sostanzialmente scrivere alle persone un breve temino dove evidenziano aspetti positivi di se stesse, dopodiche' le si sottopone ad un "attacco" (ad esempio, delle critiche o delle informazioni che potrebbero far preoccupare del proprio stato di salute o di altro). Il risultato e' solitamente che le persone che hanno scritto il temino positivo su se stesse sono in grado di resistere meglio all' "attacco" di quelle che non hanno scritto il temino.
Nonostante questa tecnica si sia dimostrata efficace per aumentare la sicurezza di se' delle persone, nella pratica non e' particolarmente popolare in quanto e' scomodo (e per molti noioso) mettersi a scrivere periodicamente temini sulle proprie caratteristiche positive.
Ma pensiamo invece al profilo Facebook, che e' una descrizione di se stessi e delle proprie caratteristiche. Sono moltissime le persone che lo guardano quotidianamente e che lo vanno periodicamente a correggere e perfezionare, mettendo in luce gli aspetti positivi (da quelli fisici a quelli intellettivi, da quelli sociali a quelli artistici, da quelli umani a quelli professionali, ecc. ecc.). Potrebbe essere che questa sia la versione per il XXI secolo del temino di autoaffermazione (con i benefici che ne conseguono, ma senza la scomodita') ?
Per verificarlo, la ricercatrice statunitense ha eseguito un esperimento documentato in un suo recente articolo. In sintesi, un gruppo di 44 studenti universitari e' stato diviso in 22 coppie casuali di persone che non si conoscevano (e che non sarebbero entrate in contatto). Alla prima persona veniva chiesto di esaminare per 5 minuti il proprio profilo Facebook (tutti i profili FB considerati tendevano a mettere in luce aspetti positivi del possessore). Lo stesso profilo veniva fatto esaminare per 5 minuti anche alla seconda persona, che quindi si trovava ad esaminare il profilo di uno sconosciuto.
Dopodiche' agli studenti veniva fatta svolgere una presentazione in videoconferenza ad un docente in remoto. Il docente (complice dell'esperimento) esprimeva a tutti le stesse identiche critiche. E qui si e' registrata una differenza simile a quella degli esperimenti della teoria dell'autoaffermazione. Chi aveva rimirato per 5 minuti il proprio profilo Facebook era meno turbato dalle critiche di chi aveva guardato il profilo di uno sconosciuto (per misurare questo aspetto, gli studenti rispondevano ad un questionario che chiedeva di esprimere dei giudizi sulla valutazione ricevuta e sul docente valutatore, al fine di misurare le reazioni difensive, e di classificare il proprio stato emotivo).
Sembrerebbe quindi che un profilo Facebook che mette in evidenza le caratteristiche positive dell'utente possa agire da promemoria che ricorda quotidianamente quelle caratteristiche, con inaspettati benefici sulla sicurezza di se' dell'utente stesso.
Morale: se il vostro profilo Facebook non evidenzia i vostri lati positivi, avete un motivo in piu' per dargli una sistemata.