Il titolo può sembrare scherzoso ma William Gaver dell’Interaction Design Studio di Londra ha preso questa missione in modo tremendamente serio, capitanando un gruppo di 6 ricercatori (coinvolte anche le università di York e di Sheffield Hallam) che hanno svolto il loro lavoro in un convento (St Johns Convent of Poor Clares Colletines).
Il risultato di questo sforzo di user-centered design è un gadget chiamato Prayer Companion (il compagno di preghiera), raffigurato nella foto sopra e qui a destra, che si candida ad essere una delle invenzioni piu' strane del 2010 (l'anno scorso il "premio" era andato invece ad un altro gadget destinato ad utenti particolari: Twitter per gatti).
Il Prayer Companion e' praticamente un aggeggio che va a monitorare i feed RSS dei siti di news e indica alle suore eventi adatti sui quali indirizzare le proprie attivita' di preghiera. Dopo aver selezionato un tema opportuno tratto dalle agenzie, il display del gadget fa scorrere anche dei messaggi presi dai siti di social networking che riguardano sentimenti ed emozioni con cui la gente sta reagendo all'evento.
I progettisti hanno dedicato una cura estrema ai dettagli estetici del gadget, sviluppando una ventina di prototipi fisici con estetiche diverse (che richiamano la forma di un calice o di un crocifisso) fino a trovare la forma che si integrasse bene nell'ambiente monastico e piacesse alle utenti finali.
Nel lungo articolo che hanno presentato alla conferenza ACM CHI 2010, gli autori dichiarano che le suore del convento St Johns sono "entusiaste" del gadget e che quest'ultimo ha svolto "un ruolo prominente nella loro attivita' di preghiera quotidiana", dopo la sua introduzione in convento. Cio' porta gli autori a concludere che in generale l'informatica puo' servire la spiritualita' ("computation may serve spirituality").
Pero', visto che uno degli obbiettivi primari dell'informatica e' automatizzare le attivita' umane ripetitive, dopo aver creato il dispositivo che suggerisce il tema della preghiera, la tentazione tecnologica sara' di fargli anche recitare la preghiera. E poi – sempre seguendo la parabola dei prodotti informatici – si inizierebbe a misurare l'efficienza dei prodotti in commercio: "Quante PPM (prayers per minute) fa il tuo?".