Quando si sente parlare di app per telefoni mobili che trasmettono dati sui comportamenti dell’utente ai server dei loro creatori, si tende a pensare subito male. Ma chi colleziona queste enormi quantità di dati, a volte lo fa a fin di bene. Un’idea originale in tal senso, premiata come miglior presentazione alla conferenza internazionale Mobile HCI 2011, l’hanno avuta tre ricercatori (Henze, Rukzio e Boll) delle università di Oldenburg e Duisburg-Essen.
Questo team tedesco sta lavorando al miglioramento dell’usabilità dell’interazione touch (vi è mai capitato di voler toccare un elemento dell’interfaccia del vostro smartphone e non ottenere alcuna reazione perchè non l’avete centrato bene? O peggio di vedere attivarsi un altro elemento vicino diverso da quello che volevate?). Per capire come proporre una funzione correttiva da usare nelle future interfacce touch dei costruttori di cellulari, i ricercatori avevano bisogno di un vasto campione di utenza internazionale disposto a dedicare il proprio tempo a toccare ripetutamente elementi di un’interfaccia touch. Ma come riuscire a reclutare migliaia di volontari per questa impresa?
E qui è scoccata l’idea geniale: i ricercatori hanno usato una strategia di gamification, immergendo quello che sarebbe stato il noioso e ripetitivo compito in un mobile game (Hit it!) scaricabile gratuitamente dall’Android Market. Il game richiede di colpire bersagli multipli, ovviamente toccandoli con le proprie dita, per procedere fra i livelli. E la strategia ha funzionato: nei primi 3 mesi dalla pubblicazione sul Market, quasi 110’000 utenti hanno installato il gioco e 91’731 utenti l’hanno usato in modo significativo su 321 modelli diversi di smartphone. Il database raccolto nei 3 mesi è composto di 120’626’225 eventi di tocco schermo.
L’analisi dei dati ha mostrato come le posizioni in cui gli utenti toccano lo schermo touch siano sistematicamente spostate rispetto al centro degli elementi che l’utente vuole toccare (la percentuale di errore è poi influenzata dal modello specifico di telefono, dalla dimensione dell’elemento e dalla posizione dell’elemento). Ad esempio, l’immagine qui sulla sinistra (fare click per ingrandire) mostra l’analisi di quello che è accaduto sul touch screen del Samsung Galaxy S. Più è scuro il colore che vedete nella figura, più è alta la frequenza di errore degli utenti quando vanno a toccare elementi in quell’area di schermo. Le frecce invece indicano la direzione tipica verso cui viene compiuto l’errore (le posizioni che gli utenti toccano sullo schermo sono sistematicamente spostate verso una zona nella parte bassa destra dello schermo).
A partire da queste analisi dettagliate, è stata proposta una funzione geometrica di correzione dell’errore utente. E anche l’efficacia della soluzione è stata testata grazie al gioco. I ricercatori hanno inserito nel gioco sull’Android Market la funzione correttiva, creando un nuovo database che riceve i dati dalle installazioni della nuova versione del gioco. Ciò ha loro permesso di mostrare che la compensazione introdotta riduce gli errori del 7,79% e di suggerire ai costruttori di smartphone di inserirla nelle loro interfacce touch.
© 2011 Luca Chittaro, Nova100 – Il Sole 24 Ore.