Credere che, in caso di incidente aereo, i passeggeri siano destinati a morire è un malinteso molto comune e diffuso. In realtà, le statistiche mostrano che si può sopravvivere alla stragrande maggioranza di incidenti aerei. E’ però importante che i passeggeri abbiano alcune conoscenze di base per gestirsi al meglio nell’eventuale emergenza. In particolare, un’azione che ogni passeggero può intraprendere per contribuire alla propria sopravvivenza è quella di assumere una posizione di preparazione all’impatto ("Brace position") appropriata. In generale, l’azione consiste nel posizionare preventivamente il corpo contro le superfici verso le quali si ha più probabilità di essere gettati contro nell’urto, riducendo così in modo significativo le lesioni subite.
Determinare la posizione che protegge il massimo numero di passeggeri è stata per anni una delle domande più frequenti per i ricercatori che si occupano di sicurezza del volo. Nel corso degi anni ‘80, l’efficacia della “brace position” fu valutata utilizzando le allora nuove tecniche di crash test dinamico e le raccomandazioni date ai passeggeri vennero adeguate alla luce dei risultati di quei test. Alla fine degi anni ‘80, gli sforzi per sviluppare sedili di aereo resistenti agli urti produssero una vasta quantità di dati concernenti gli effetti sui passeggeri al variare della configurazione dei sedili a bordo. Questi dati sono stati utilizzati per sviluppare raccomandazioni specifiche per diverse configurazioni di posti a sedere. Molte di queste raccomandazioni hanno costituito la base delle posizioni storiche, ufficialmente codificate nel 2003 in questo documento tecnico della Federal Aviation Administration (FAA) degli Stati Uniti.
Dopo alcuni recenti incidenti aerei, quali l’ammaraggio del volo US Airways 1549 nel fiume Hudson a New York (v. foto), l’analisi delle lesioni subite dai passeggeri nonché la confusione riportata dai passeggeri in merito alla posizione corretta da adottare hanno portato alla ribalta la necessità di riesaminare l'efficacia della “brace position” per determinare se le posizioni storicamente raccomandate siano ancora adeguate per i sedili realizzati con le tecnologie più recenti.
La sopracitata FAA ha quindi condotto durante il 2013 una serie di crash test, presso il proprio istituto medico (Civil Aerospace Medical Institute, CAMI), usando i sedili attualmente presenti sugli aerei di linea, manichini di varia statura e diverse distanze fra file di sedili in cabina. I test riproducevano la situazione che si verifica in incidenti gravi, con i passeggeri sottoposti ad una decelerazione pari a 16G (si tratta di una decelerazione estrema per il corpo umano).
I risultati delle ricerche, che verranno ufficialmente presentati fra un mese a Philadelphia al Congresso Triennale Internazionale sulla Sicurezza in Cabina, dicono che, mantenendo la testa appoggiata sul sedile di fronte, porre le mani ai lati delle gambe (ad esempio, mettendole sotto le cosce o dietro le ginocchia) determina un rischio di trauma cranico inferiore rispetto a metterle sul sedile di fronte a sé (come invece suggeriscono le posizioni storiche). Per quanto riguarda il posizionamento dei piedi, tenerli piatti a terra ed il più indietro possibile ha ridotto i rischi di lesione alle gambe, perché nel contesto della posizione aggiornata ha offerto un miglior controllo sui pericolosi spostamenti in avanti delle gambe stesse.
Un problema che rimane aperto riguarda però come illustrare chiaramente ai passeggeri le posizioni di sicurezza (notoriamente, la maggioranza dei passeggeri non esamina le istruzioni di sicurezza a bordo e quei pochi che lo fanno hanno difficoltà a comprenderle pienamente). Ma i tempi cambiano anche da questo punto di vista: è stata appena pubblicata un’app interattiva su Facebook che permette di sperimentarsi in un'esperienza virtuale di atterraggio di emergenza.