In questi giorni, i media ci informano che è scoppiata in Italia la “psicosi radioattività”. Conoscendo qualcosa su come funziona la percezione del rischio (nonche' la paura) negli esseri umani, nell’attesa che si verificasse questo inevitabile fenomeno ho collegato una settimana fa un rilevatore geiger (il tubo usato e' un Centronic ZP 1401) al computer ed iniziato a registrare 24 ore su 24 i valori di radioattività nell’ambiente, per poter scrivere in un'ottica di citizen science con un qualche dato in mano.
Il grafico che vedete sopra riporta l’andamento della radioattività (misurata nella città di Udine) dalle ore 9:00 del 18 Marzo alle ore 9:00 di stamattina (25 Marzo). L’unità di misura è il µSv/h (microSievert/ora). Come vedete, durante la settimana di registrazione, il livello di radioattività massimo registrato e' stato di 0,19 µSv/h ed il minimo di 0,13 µSv/h.
Il fondo naturale di radioattività a cui siamo tutti normalmente e quotidianamente esposti (perché arriva dallo spazio attraverso i raggi cosmici o da isotopi presenti in modo naturale nell’ambiente) si aggira tra 0,1 e 0,3 µSv/h (a seconda del luogo di residenza). Quindi, nell’intervallo di tempo misurato, personalmente non vedo nulla di cui debba preoccuparmi.
Va invece ricordato che mentre nei giorni scorsi guardavamo al cielo spaventati dalla “nuvola giapponese”, respiravamo a pieni polmoni varie sostanze che costituiscono un rischio certo per la nostra salute. Per fare solo un esempio, le polveri sottili (e quelle sì sforano abbondantemente i limiti di guardia spesso e volentieri in Italia). Ma per quel tipo di rischi i media danno un’informazione molto asettica e limitata, non innescando il meccanismo irrazionale del “risk as feelings”. Come disse Bruce Schneier, l’esperto di sicurezza: “E’ quando un rischio smette di fare notizia che devi iniziare a preoccupartene”.