La personalità degli utenti Facebook

Fb personality

Nel mondo fisico, esistono delle relazioni note fra la nostra personalità ed i nostri comportamenti sociali. Ma quando ci trasferiamo nei social network, in particolare Facebook, valgono ancora queste associazioni?

Un contributo alla risposta arriva da uno studio svolto da un gruppo di ricercatori della University of Windsor, guidato da Craig Ross, e presentato in un recente articolo della rivista internazionale Computers in Human Behavior, il cui scopo era stabilire delle correlazioni fra la personalità dell’utente (classificata con il test Big Five) e l’uso di Facebook.

Per prima cosa è importante specificare il campione su cui si è svolto lo studio (cosa che spesso non viene fatta sulla stampa e che induce a generalizzazioni inappropriate dei risultati): 97 studenti universitari canadesi (15 uomini e 82 donne), in maggioranza utenti costanti di Facebook (dai 10 ai 60 minuti di uso quotidiano del social network).

Leggendo le ipotesi che i ricercatori avevano formulato su quanto avrebbe dovuto accadere in Facebook, si nota che erano direttamente ispirate a come la personalità influenza i comportamenti sociali delle persone nel mondo fisico. Ad esempio, per quanto riguarda il fattore dell’estroversione, l'ipotesi era che una persona estroversa (come avviene nel mondo fisico) aderisca a più gruppi, abbia più amici, comunichi di più con gli altri anche su Facebook.

Contrariamente alle aspettative dei ricercatori, i collegamenti “ovvi” ipotizzati fra i fattori che descrivono la personalita' dell'utente e l’uso specifico di diverse funzionalità di Facebook si sono rivelati più ardui da dimostrare di quanto atteso. Le correlazioni per le quali lo studio è riuscito a trovare una relazione statisticamente significativa sono poche:

  1. Un alto valore di Estroversione è predittore di appartenenza ad un alto numero di gruppi su Facebook, ma – contrariamente a quanto pensava il team canadese – non sono emerse relazioni significative dell'estroversione con il numero di amici su Facebook, ne’ con il tempo speso su Facebook, ne’ con l’uso di specifiche funzionalità di comunicazione del social network (come ad esempio la frequenza di aggiornamento del proprio status).
  2. Un alto valore di Instabilita' Emotiva (Neuroticism) e' stato collegato ad una preferenza per l'uso del Wall di Facebook, mentre bassi valori di Instabilita' Emotiva mostravano una preferenza per la pubblicazione di proprie foto, ma non sono emerse relazioni significative dell'instabilita' emotiva con la condivisione di altri tipi di informazioni o l'uso di altre funzioni comunicative di Facebook.
  3. Per i fattori di Apertura all'Esperienza (Openness) e di Socievolezza (Agreebleness) nessuna delle correlazioni attese con l'uso di Facebook ha avuto conferma ( i ricercatori si aspettavano che gli utenti con valori piu' alti di Agreebleness avessero piu' amici Facebook e che quelli con valori alti di Openness fossero piu' interessati ad usare Facebook e ad usarne un ventaglio piu' ampio di funzionalita').

Alla fine, la lezione che possiamo trarre da questo studio è che, quando parliamo di Facebook (o di social network più in generale), non si puo' partire dal presupposto che i comportamenti di una persona nel mondo fisico si ripetano similmente nel mondo virtuale. Le dinamiche di Facebook non sono cosi' ovvie. Prendiamo, a titolo di esempio, le aspettative deluse dei ricercatori canadesi sugli estroversi e Facebook che ho riassunto sopra. Potremmo ad esempio ipotizzare che, a differenza del mondo fisico, più che gli estroversi, siano i timidi su Internet ad essere fortemente motivati verso l’uso della comunicazione mediata dal computer, di cui il popolare social network e' uno strumento. In tal senso, sarebbe interessante vedere uno studio specifico sulle possibili relazioni fra livello di timidezza e uso di Facebook.

© 2009 Luca Chittaro, Nova100 – Il Sole 24 Ore.

  • Federico Bo |

    Eh lo so, ma io sono sia l’osservatore che l’osservato: come osservatore e “studioso” oggettivo e razionale concordo con te, come “cavia” ti dico che entra in gioco la componente irrazionale e istintiva.

  • Luca Chittaro |

    @Federico:
    Grazie per il contributo. Se posso aggiungere una cosa, io eviterei di confrontare la mia vita con cio’ che vedo degli altri sul wall per due motivi:
    1) cosi’ facendo si sposta l’attenzione dal processo ad un obiettivo finale, il che puo’ nuocere alla motivazione. In altre parole, monitorare i propri progressi (per piccoli che siano) ha effetti positivi, fare un confronto con un obiettivo che si reputa per ora lontano puo’ scoraggiare.
    2) in ogni caso, il confronto di cui sopra puo’ difficilmente dare dei risultati attendibili, perche’ si confrontano tipi di dati diversi: da un lato, la conoscenza diretta di se’; dall’altro, la rappresentazione dell’altro sul social network. E qui possiamo citare Turanga Leela: “My life isn’t as glamorous as my web page makes it look” 🙂

  • Federico Bo |

    Confermo. Nel senso che sono piuttosto introverso e offline ho difficoltà a socializzare mentre online sono più “sciolto”. Il problema è, per esempio, quello della sensazione di solitudine che si scopre presto non essere attenuata dalla frequentazione di social network e community e che anzi, in certi casi, viene aumentata (vedere il wall con tutti i frammenti di vite assai più attive e costruttive…).

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