Con il diffondersi di Facebook, aumentano anche le persone che si lamentano dell’esperienza che vivono su quel social network. Ascoltando e leggendo vari racconti, due situazioni che ricorrono sono:
- “Un po’ alla volta, ho accettato un gran numero di ‘amici’ facebook – molti dei quali sono solo delle vaghe conoscenze o dei totali sconosciuti – che ora mi tempestano quotidianamente con inviti, quiz, giochi e altro”.
- “Anche oggi ho la sensazione di aver buttato via una parte di giornata a rispondere a commenti, leggere segnalazioni, smaltire inviti ed altre amenità facebook, di cui in fondo me ne importava poco o nulla” (non a caso, nascono anche gruppi facebook – ad esempio questo – che lamentano lo spreco di tempo, ma che ironicamente diventano a loro volta fonte di inviti, segnalazioni, etc.)
Lette così da chi non conosce l’esperienza Facebook, possono sembrare delle situazioni un po’ folli, ma chi invece su Facebook c’è probabilmente le riconosce come “normali” o perlomeno frequenti. In ogni caso, la domanda interessante è: perché? Perché, a vari livelli di intensità, quando siamo su Facebook ci sentiamo in dovere di rispondere anche a richieste verso cui non abbiamo alcun sincero interesse?
Chi si occupa di comunicazione mediata dal computer sa che ciò avviene per una lunga serie di motivi, legati al fatto che ci portiamo dietro un bagaglio di aspettative e di comportamenti automatici (inconsci), acquisiti con la lunga esperienza che abbiamo con le relazioni faccia a faccia, ma che nei social network scattano in modi inappropriati (perché fuori dal contesto originario) e a volte controproducenti. Nel seguito, vi parlo di uno dei più potenti di questi meccanismi.
Si chiama reciprocity rule (regola di reciprocità) e può essere semplicemente enunciata come “Se una persona ti dà qualcosa (un regalo, un invito, un favore, …) devi cercare di ripagarla”. E’ difficile per chiunque resistere all’influenza di questa regola, per vari motivi:
- Aspetti Cognitivi. Siamo profondamente programmati a rispettare la regola di reciprocità, essendo educati fin da bambini a dover conoscerla e seguirla. E se pensiamo a qualsiasi aspetto dell’attività umana prima dell’avvento del Web (dalla politica al commercio fino ad arrivare ai più personali gesti quotidiani), un’intricata rete di reciprocità fra persone emerge come uno degli elementi che garantiscono il funzionamento del sistema.
- Aspetti Emotivi. Non rispettare la regola di reciprocità ha degli effetti emotivi spiacevoli, quali sentirsi “in debito”, “ingrati”, “irriconoscenti”, “maleducati”, “scortesi”, “approfittatori” e via dicendo. Per alcune persone, queste sensazioni sono talmente sgradevoli che pur di farle cessare, sono disposte a ripagare il proprio interlocutore con azioni di valore estremamente più alto di quanto hanno ricevuto.
- Aspetti Sociali. Non rispettare la regola di reciprocità può renderci disapprovati e poco graditi al gruppo sociale a cui apparteniamo o vogliamo appartenere (e che è testimone del nostro mancato rispetto).
In generale, il lato negativo della regola di reciprocità si manifesta quando essa scatta senza che ce ne accorgiamo, in modo automatico ed inconsapevole. Ad esempio, vi è mai capitato che qualcuno vi faccia un “omaggio” (un fiore, qualcosa da mangiare o bere, un gadget, un libro, una rivista,…) immediatamente seguito da una proposta di vendita di prodotti (o da richiesta di offerte monetarie) e vi troviate “stranamente” ad acquistare qualcosa che non avevate pianificato di acquistare (oppure a fare un’offerta ad un’associazione sconosciuta o poco interessante) ?
Il fatto nuovo che accade con il Web è che la rete informatica aumenta a dismisura gli eventi che fanno scattare la regola di reciprocità. Ad esempio, prima dell’avvento del Web, le persone inviavano ogni anno auguri di carta a Natale, ma per motivi di costo (acquisto dei biglietti d’auguri e dei francobolli) e di tempo (il dover scriverli a mano uno ad uno, imbustarli, affrancarli ed andare a spedirli fisicamente), identificavano una ristretta cerchia di persone significative a cui inviarli. Ed ognuna di queste (poche) persone che riceveva il biglietto, ovviamente si sentiva in dovere di reciprocità e contraccambiava mandandone uno a sua volta. Il Web ha abbattuto tempi e costi di invio a quasi zero e se una persona desidera può in un minuto inviare un suo biglietto d’auguri a chiunque le abbia scritto una qualsiasi mail negli ultimi anni. E così ci arrivano e-mail di auguri da persone che mai si sarebbero sognate di mandarci biglietti cartacei (perché non apparteniamo alla cerchia di persone veramente significative per loro) e ovviamente ci sentiamo in dovere di rispondere.
Facebook è l’apoteosi di queste dinamiche. In pochi click, una persona puo' invitare a partecipare ad un evento (o ad unirsi ad un gruppo, a giocare ad un gioco,…) che interessa solo a lei tutti i malcapitati che si trovano nella sua lista di ‘amici’. E chi riceve l’invito si trova nell’imbarazzante situazione di dover decidere se seguire o violare la regola di reciprocità. In fondo, ci sembra che la persona che ci ha mandato quell’invito (oppure una richiesta di ‘amicizia’) ci abbia dedicato del tempo, attenzione e considerazione (risorse che – nella società dell’informazione – sono diventate più preziose del denaro) e quindi dobbiamo contraccambiare. E magari – affinché la nostra risposta venga ad assumere un maggior valore – rispondiamo “Si” o “Forse” ad un invito ad un evento al quale sappiamo bene che non parteciperemo… O accettiamo come ‘’amico’ qualcuno a cui non avremmo mai chiesto di esserlo… Oppure ci uniamo ad un gruppo a cui non ci saremmo mai voluti unire se non ci avesse invitato qualcuno… Non manifestare reciprocità darebbe la sensazione di essere scortesi, ingrati, maleducati… Non manifestare reciprocità ci farebbe sentire meno accettati e meno graditi da quello che crediamo essere il nostro “gruppo sociale” su Web. Ma che – e questo è il punto su cui riflettere – è diverso da un gruppo sociale faccia a faccia. E ha quindi bisogno di regole diverse.