Il design delle icone (icon design) si occupa di creare delle rappresentazioni grafiche di concetti (le icone, appunto), che vengono poi utilizzate in diversi modi nella comunicazione fra oggetti e persone che li usano: si possono trovare all’interno dell’interfaccia grafica (se l’oggetto ha un display), fisicamente marchiate sull’oggetto, stampate sulla scatola (packaging) in cui l’oggetto ci viene consegnato, utilizzate all’interno del manuale cartaceo, delle brochure, etc.
Nel creare un’icona, un bravo designer deve accertarsi che essa sia facilmente percepibile, facilmente comprensibile e, se possibile, piacevole da guardare. Un insieme di vincoli che il designer deve tener ben presenti e’ dato dal contesto culturale in cui l’icona va a collocarsi: dal significato che una cultura da’ a simboli grafici specifici (ad esempio, gli statunitensi usano due simboli che per loro significano "si" e "no", ma che a noi italiani sembrano soltanto due modi diversi di fare una crocetta) fino ad arrivare al comune senso del pudore (ad esempio, un’icona che raffiguri una donna anche soltanto a braccia scoperte e’ assolutamente da evitare in alcune nazioni). Le pubblicazioni sull’icon design sono ricche di esempi di vincoli contestuali di vario genere, ma il 2007 ci ha portato come caso di studio un vincolo che non avevo mai visto esplicitare (almeno nelle pubblicazioni sul tema che ho letto): la superstizione.
Cos’e’ accaduto? Quest’anno ha iniziato ad operare la compagnia aerea Brussels Airlines, che, nel creare la livrea per i propri velivoli, ha deciso di marchiarne la coda con una lettera "B" stilizzata, costruita graficamente con 13 punti separati. Come ha dichiarato il designer dell’icona (Ronane Hoet) all’Herald Tribune, i tredici punti erano perfetti per formare la "B" ed erano pari al numero di destinazioni della compagnia verso l’Africa, un mercato chiave. Ma molti viaggiatori (curiosamente, soprattutto di nazionalita’ italiana e statunitense) hanno inviato messaggi di protesta alla compagnia per far sapere che non gradiscono volare su aerei con un "numero sfortunato" sulla coda. E questa inaspettata reazione dell’utenza ha fatto velocemente decidere la compagnia di aggiungere un quattordicesimo punto alla coda, ottenendo l’icona che vedete nella foto qui sopra, cosi’ da far contenti anche gli utenti che soffrono di triscaidecafobia (il nome scientifico che si usa in psicologia per definire questo tipo di patologia riguardante il numero 13).
Non mi sarei mai immaginato che gli utenti si mettano a contare di quanti punti e’ fatto un simbolo. Chissa’ quante combinazioni di 13 punti identici incontriamo quando usiamo un tipico schermo di PC domestico (che come minimo contiene 1024*768 punti a schermata)! Forse si potrebbe cercare di vendere agli utenti superstiziosi un software che le cerca ed evidenzia automaticamente, ma non vorrei render sgradevole l’esperienza di usare il PC a questa particolare classe di utenti.
I designer di icone che vogliano stare attenti anche agli aspetti di superstizione dovranno pero’ tenere presente, come accade anche per gli altri fattori culturali, un’ulteriore complicazione: esattamente come cio’ che e’ bello (od opportuno o facile da capire o morale o…) per una cultura puo’ non esserlo per un’altra, cosi’ cio’ che e’ fortunato/sfortunato per una cultura puo’ non esserlo per un’altra. Ad esempio, per rimanere in tema di numeri, in Cina e’ il 14 a trovarsi nel ruolo di numero abominevole (ma il problema non si pone per Brussels Airlines, dato che per ora non opera in Cina).