In questi giorni, come accade ogni estate, tragiche notizie di cronaca riportano al centro dell’attenzione il non risolto problema della sicurezza sulle strade italiane. Ci viene di nuovo ricordato che velocita’ elevate e guida in stato di ebbrezza sono i due grandi killer, ma che l’Italia li combatte in modo decisamente meno convinto rispetto ad altri paesi industrializzati, come gli USA. Un’aspetto interessante, dal punto di vista dell’interazione uomo-macchina, e’ che nei paesi che hanno gia’ messo in atto misure severe e capillari contro chi guida sotto l’effetto di sostanze e/o eccede in velocita’, il dibattito sulla sicurezza stradale si sta invece focalizzando su nuovi rischi da combattere. In particolare, uno di questi riguarda l’interazione fra il guidatore ed il numero crescente di strumenti elettronici (ad esempio, navigatori, telefoni, lettori DVD, display informativi sullo stato del veicolo,…) di cui si sta riempiendo l’abitacolo dei veicoli moderni. In assenza di riferimenti legislativi, tali strumenti e le loro interfacce possono essere introdotti in modo disordinato nel veicolo e senza un’approfondita valutazione di quale sia il livello di distrazione che possono causare al guidatore.
I primi segnali che qualcosa non andava per il verso giusto emersero agli inizi di questo ventunesimo secolo, quando le polizie di USA e Giappone provarono ad effettuare delle analisi molto dettagliate su campioni di incidenti stradali, scoprendo con stupore che situazioni del tipo “il guidatore stava interagendo con il navigatore” o “stava effettuando una chiamata telefonica” o “stava regolando lo stereo” ricorrevano con percentuali tuttaltro che trascurabili. Il problema ha una causa abbastanza semplice: la distrazione causata dall’interazione con questi dispositivi.Mentre la distrazione causata da un apparecchio elettronico in un contesto domestico non provoca usualmente rischi, quando siamo alla guida di un veicolo in movimento anche solo 2-3 secondi (che detto cosi’ puo’ sembrare un istante brevissimo) di distrazione dello sguardo dalla strada possono fare la differenza fra un tranquillo ritorno a casa ed una tragedia. In quei 2-3 secondi, possono accadere tante cose: ad esempio, il veicolo davanti a noi frena e quando guardiamo di nuovo la strada gli siamo ormai addosso, un ciclista o un pedone si sbilancia verso il centro della strada e non riusciamo a compiere una manovra evasiva, la nostra auto si sposta un po’ verso la corsia opposta ed entriamo in collisione con un veicolo che procede in senso inverso… Tutte queste (ed altre) dinamiche sono state documentate negli studi a cui accennavo poco fa.
La gravita’ del fenomeno ha fatto nascere una nuova area di ricerca nell’interazione uomo-macchina: lo studio dei fenomeni di distrazione del guidatore causati dall’interazione con i dispositivi a bordo e la formulazione di regole di progetto delle interfacce a bordo di veicolo che, diversamente da quelle delle interfacce tradizionali, abbiano come obbiettivo primario la minimizzazione della distrazione dell’utente. Alcuni primi piccoli risultati si vedono gia’ in quei sistemi di bordo che disabilitano le funzioni piu’ complesse quando il veicolo e’ in movimento. Ad esempio, gli attuali navigatori pre-installati sui veicoli impediscono usualmente di inserire la destinazione (attitvita’ altamente distraente) quando si e’ in movimento, ma molti guidatori si installano il navigatore da soli o usano navigatori portatili che sfortunatamente non hanno queste protezioni e permettono di inserire la destinazione anche in movimento.
Chi volesse approfondire gli aspetti tecnici della ricerca su questi argomenti, puo’ trovare molte informazioni in questo ampio articolo che ho scritto tempo fa.
A tutti gli altri lettori, suggerisco di provare a notare quanto spesso e per quanto tempo si distraggono a causa di dispositivi vari e di cercare di rinviare le eventuali interazioni distraenti rilevate a quando il veicolo e’ fermo. Quando il veicolo e’ invece in movimento, “sguardo sulla strada e mani sul volante!”.