Ho recentemente scritto di come in psicologia si stia usando la realta’ virtuale per la cura delle fobie.
Alcuni ricercatori si stanno pero’ gia’ occupando di andare oltre ed affrontare tipi piu’ complessi di terapia, quale quella dei disturbi sessuali. E fa piacere notare che il pioniere di questa nuova applicazione e’ italiano. Si tratta di Gabriele Optale (nella foto), medico
psicoterapeuta e ginecologo, che ha iniziato molti anni fa ad integrare psicoterapia ed esperienze in Realta’
Virtuale nel progetto di ricerca europeo VEPSY UPDATED e continua a farlo ora nel Servizio Sanitario Nazionale, in qualita’ di responsabile, presso l’Urologia dell’Ospedale di Mestre,
del Centro di Riferimento della Regione Veneto per la
prevenzione, diagnosi e cura dei disturbi sessuali.
Dato che l’ho recentemente incontrato ad un workshop su "Cybertherapy and e-health", ho chiesto direttamente a lui di spiegarci meglio i suoi protocolli terapeutici.
Perché la realtà virtuale nella cura dei disturbi sessuali?
"Premesso che l’applicazione delle esperienze in Realta’ Virtuale non esclude la farmacoterapia specifica qualora necessaria, l’iter terapeutico di 15 incontri (3 di questi col partner sessuale, se disponibile) riduce i tempi di guarigione rispetto ad altri percorsi psicoterapeutici e i suoi risultati positivi, verificati nei follow-up, permangono a distanza di anni."
Ma cosa vede il paziente? Cosa succede in una seduta?
"Le esperienze virtuali sono prive di qualsiasi contenuto erotico: si ripercorre il “film” della nostra vita (infanzia, adolescenza, incontro con “l’altro”), integrato poi dall’approfondimento con lo psicoterapeuta. Si sfoglia pagina per pagina, capitolo per capitolo, il libro dell’evoluzione maschile e femminile, simile – a grandi linee – per tutti gli individui, ma che non segue necessariamente lo stesso percorso per arrivare alla meta."
C’e’ differenza con il vedere un filmato? Perche’ usare complessi caschi e mondi virtuali al computer?
"La realta’ virtuale e’ un’ interfaccia esperienziale in cui le componenti percettive (visiva, tattile e cinestesica) si fondono con l’interattivita’, favorendo il “senso di presenza” cioe’ la sensazione di essere realmente “dentro” l’ambiente virtuale e non un passivo spettatore di un film. Il paziente nell’esperienza virtuale si sente sia libero di agire all’interno del mondo virtuale con la sensazione di non essere osservato, sia libero di ricordare fatti ed eventi, anche sgradevoli o sbiaditi, ricostruendoli poi attivamente col terapeuta, mentre è ancora influenzato dall’esperienza appena conclusa."
Funziona davvero? Se si, perche’?
"Gli studi delle immagini del cervello eseguite con la Risonanza Magnetica Funzionale e con la Tomografia PET lo confermano. Fino ad ora abbiamo trattato più di 1000 pazienti. Ipotizzo che seguendo questo particolare iter psicoterapeutico si possano “modificare e ampliare” le mappe mentali delle persone, determinando dei cambiamenti anche funzionali nelle associazioni mentali riguardanti la disfunzione sessuale. "
Altre innovazioni in mente per il futuro?
"Mentre i protocolli che ho gia’ validato e pubblicato riguardano soprattutto le disfunzioni sessuali maschili, mi sto concentrando sulla validazione scientifica di un protocollo psicoterapeutico basato sulla realta’ virtuale per disfunzioni sessuali femminili come il disturbo dell’eccitazione (arousal), l’anorgasmia, il vaginismo."