L’altro ieri abbiamo avuto ospite in HCI Lab il prof. Andreas Holzinger della Medical University di Graz, Austria. Presso la sua universita’, Andreas ha recentemente fondato un gruppo di ricerca chiamato HCI4MED (HCI for Medicine, cioe’ l’Interazione Uomo-Computer per la Medicina). Per spiegarcene i motivi, ha tenuto un seminario dove ha esordito mostrando una tabella con le statistiche ufficiali statunitensi sulle varie cause di morte accidentale. Nonostante le paure che molte persone nutrono verso il viaggiare in aereo, la tabella mostrava chiaramente che il numero di morti per incidenti aerei e’ piccolissimo. Impressionanti sono invece quelli per incidenti d’auto o quelli per incidenti domestici. Ma anche questi impallidiscono di fronte ad un altro tipo di incidente: l’errore medico (se siete interessati ad approfondire il tema dell’errore medico, un documento da non perdere e’ questo rapporto ufficiale dell’Institute of Medicine statunitense).
Una delle misure che vengono prese per ridurre la probabilita’ dell’errore medico e’ un crescente ricorso all’automazione negli ospedali. Un maggior utilizzo di computer e di una varieta’ di macchine tecnologicamente sofisticate sta mettendo a disposizione del personale medico una quantita’ sempre piu’ grande di informazioni sul paziente in tempi sempre piu’ brevi. Detto cosi’, suona bene. Ma a chi si interessa di Interazione Uomo-Macchina, frasi come "piu’ informazioni in minor tempo" fanno drizzare le orecchie. E’ infatti noto che l’essere umano e’ in grado di gestire contemporaneamente un numero di informazioni limitato e, se si eccede questo limite, si verifica un fenomeno chiamato sovraccarico cognitivo ("cognitive overload"). In tale situazione, le persone non riescono piu’ a cogliere dettagli importanti nella marea di dati da cui sono sopraffatti e possono malinterpretare la situazione, prendendo decisioni sbagliate.
E’ quindi cruciale che i software e le macchine introdotte negli ospedali siano il frutto non solo di studi di ingegneria, ma anche di un design dell’interazione attento ai fattori umani, che ne garantisca la massima semplicita’ d’uso e che tenga conto dei limiti cognitivi dell’utente, che fra l’altro si riducono ulteriormente nelle condizioni di stress in cui ci si puo’ trovare a lavorare in un reparto.
Se non si segue questa strada, paradossalmente queste tecnologie sono destinate ad aumentare il carico cognitivo del medico e quindi la probabilita’ d’errore, invece che diminuirla.
Nel mondo dell’Interazione Uomo-Macchina, sono molti i ricercatori che l’hanno capito e che hanno deciso di concentrarsi su questo particolare tipo di utenti (il personale medico) e di applicazioni (le applicazioni cosiddette "medicali"). Andreas sta attualmente organizzando un simposio con cui spera di farli incontrare tutti a Novembre.
All’interno della comunita’ dell’Interazione Uomo-Macchina, il dibattito e’ quindi aperto. Per vederne i benefici, e’ pero’ importante che lo ascoltino e vi partecipino le aziende che costruiscono macchine per uso medico e gli ospedali che acquistano tali macchine per farle usare al proprio personale.