Subcutanea o digeribile? La macchina entra nell’utente

Verichip2
Dopo esser stati appiccicati agli oggetti quotidiani (v. precedente post), gli RFID sono finiti sotto la pelle degli animali (ad esempio, per identificare e memorizzare la storia di capi di
bestiame) ed infine sotto la pelle degli esseri umani, con usi anche bizzarri. Ad esempio, in un  locale di Barcellona,
il cliente
che si fa impiantare un tag RFID sottopelle può evitare la coda
per pagare ed accedere all’area VIP, con tanto di "Implant nights"
organizzate il martedì sera!

Un esempio piu’ utile dell’uso di tag RFID sottopelle (v. fotografia qui sopra che illustra un RFID subcutaneo prodotto da VeriChip Corporation) e’ la memorizzazione della storia clinica del
paziente per facilitarne il trattamento in caso di ricovero in emergenza. Anche in questo caso, si ripresentano problematiche di privacy: contenendo dati sensibili, la
lettura di tali chip sottocutanei da parte di persone non autorizzate va prevenuta. In Italia, salvo specifica autorizzazione per casi
eccezionali,  l’utilizzo di RFID sottopelle è al momento vietato dal
regolamento redatto dal Garante della Privacy nel 2005, mentre negli
USA alcuni stati, come il Wisconsin, hanno legiferato sulla questione.

Abbiamo appena iniziato a riflettere su questi nuovi problemi ed opportunita’, che gli sviluppi tecnologici ne fanno presagire gia’ altri. Ad esempio, i laboratori di
ricerca dell’Hitachi
in Giappone
hanno recentemente annunciato lo sviluppo del chip RFID più piccolo della storia: le sue
dimensioni sono 0.05 x 0.05 mm (meno di un granello di sabbia). Questi
chip potranno essere
mescolati all’impasto della carta e dare origine ancora più facilmente
a documenti, banconote, certificati "intelligenti" e tracciabili. L’industria dei
gioielli potrebbe includerli all’interno dei preziosi, in modo
da memorizzare informazioni su provenienza e
lavorazione e combattere traffici illegali.

E la miniaturizzazione degli RFID dara’ a questi chip altre possibilita’ di entrare nel corpo dell’utente, ad esempio mangiandoli (anche inconsapevolmente). Fantascienza? Assolutamente no, ci sono gia’ i primi brevetti di RFID edibili e digeribili.

[post redatto assieme a Daniele Nadalutti di HCI Lab]