Molti utenti di Google Earth vorrebbero interfacce per svolgere compiti piu’ sofisticati, come evidenziato da una ricerca in collaborazione fra Germania (Universita’ di Muenster) e USA (Universita’ della California). Il team di ricerca ha quindi proposto esempi di possibili interfacce future per "mappamondi virtuali" basate sull’integrazione con Wikipedia
ed uno schermo multi-touch con funzionalita’ simili a quelle dell’iPhone.
L’immagine qui sotto mostra un utente che mette in relazione con le dita delle mani due punti sul mappamondo a cui
sono collegate delle voci di Wikipedia (ad esempio, voci relative a citta’ o regioni).
A partire
da questi due punti, e usando le informazioni disponibili su Wikipedia, l’interfaccia e’ in grado
di costruire una storia che espliciti la relazione tra i due punti scelti dall’utente (per vedere
un esempio di una storia che collega la porta di Brandeburgo con una via nella citta’ di Berlino, fare click qui).
L’immagine qui sotto a sinistra mostra invece come l’utente puo’ selezionare una regione del
mappamondo virtuale "pulendola" con la mano, e poi trascinare sulla regione un tema da investigare (immagine a destra).
Sempre in base al contenuto di Wikipedia, l’interfaccia restituisce quindi una visualizzazione
(come quella qui sotto) che esprime la rilevanza del tema considerato in particolari
regioni del globo (nella figura, il tema visualizzato su scala globale e’ "surfing" e la visualizzazione
e’ derivata dalle voci contenute nella versione tedesca di Wikipedia).
Entrambe le funzionalita’ sono basate sul fatto che parecchie voci di Wikipedia contengono,
in maniera esplicita o implicita, delle informazioni di localizzazione geografica (ad, esempio,
latitudine e longitudine sono informazioni esplicite, mentre il nome di una citta’ o una regione
e’ un’informazione geografica implicita). Quindi, in questo caso, verranno presi in considerazione
gli articoli di Wikipedia che contengono informazioni di localizzazione e hanno a che fare con
il surf.
— contributo redatto da Roberto Ranon di HCI Lab
[il copyright delle immagini usate in questo post e’ di Johannes Schöning]