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Oggi sono stato uno dei relatori invitati alla giornata
sulle “Conseguenze del Futuro”, organizzata da Telecom Italia presso il suo Future
Centre di Venezia. Fra i relatori invitati all’evento, i due probabilmente più noti erano
Alessandro Baricco (del cui intervento parlo nel seguito) e Tim Berners-Lee
(del cui intervento parlo in un altro post).
Baricco (v. foto dell’intervento a sinistra) esordisce
dicendo di credere che le persone della parte occidentale del pianeta si siano
abituate all’idea che il futuro è finito”. “Il futuro” – continua lo
scrittore – “è diventato una specie di discarica dove riponiamo e rinviamo i
problemi che non riusciamo a risolvere, le scorie tossiche che non riusciamo a
smaltire, i debiti che contraiamo come nazioni,… usiamo il futuro come un luogo
il più indistinto possibile dove scaricare ogni tipo di rifiuto del presente.”
Il ragionamento viene sviluppato guardando ai concetti
correlati di progetto e progresso. “Chi lavora oggi ad un progetto che abbia un
arco temporale superiore ai 6-12 mesi?” – chiede Baricco all’audience
selezionata dell’evento, che si svolgeva a porte chiuse ma verrà diffuso
prossimamente da Telecom su Web, seguendo uno stile che potrebbe
ricordare le Ted session – “Chi crede ancora oggi che ci sia
un progresso, ad esempio che i nostri figli saranno più ricchi di noi? Pensiamo
anche ai diversi settori: c’è qualcuno che crede che i romanzi di oggi siano
migliori di quelli di 30 anni fa? che si gioca a calcio meglio oggi di 30 anni
fa?… Gli ambiti in cui sopravvive l’idea di progresso sono solo alcuni di
quelli tecnici, ad esempio la medicina. L’idea forte di futuro, come è stata
tramandata per generazioni nelle società occidentali, è stata sostituita da un
simulacro che chiamiamo il nuovo, un’idea povera che proviene più
dall’ambito commerciale.”
In questo contesto, “la forma narrativa più amata ora dagli
occidentali è quella di un presente eterno, invece che di un futuro. Non
c’è immagine più calzante per descrivere il nostro atteggiamento di società nei
confronti del futuro: il presente ha assorbito il futuro ed il passato, è
diventato una trance narcisistica, come un senso di onnipotenza.
Il pianeta Terra appare in una febbrile immobilità assoluta”.
“Chi ha costruito e costruisce il futuro” – e qui si rivolge
con ammirazione a Tim Berners-Lee seduto lì accanto, definendolo un
autentico supereroe della Marvel – “introduce una nuova grammatica della
mente, non dei nuovi gusti”. Spiega Baricco: “I veri costruttori di futuro
sono diversi non perchè si vestono in modo diverso. Sono diversi in alcuni
elementi costitutivi dell’essere umano: non sono nuovi, sono differenti.
Ad esempio, il Web non è qualcosa di nuovo, è differente.”
Pensando al Web, un comportamento nella società attuale che
lo scrittore vuole evidenziare è che “ad un’idea di senso, raggiungibile
mediante un lavoro paziente di concentrazione su un singolo punto che ci
permetta di andare in profondità, approccio seguito per secoli, si è sostituito
un movimento dinamico e veloce di superficie che si ritiene permetta di
arrivare al cuore delle cose. Il surfing sul web non c’entra nulla con
la pazienza: sembra che il senso ora venga raggiunto con la velocità e la
superficie invece che con la concentrazione, la pazienza, la profondità. È un
geniale sdoganamento di una categoria che per secoli è stata sinonimo di
imbecillità: la superficialità”.
Altro aspetto sottolineato è “la perdita di distinzione fra
naturale e artificiale (ad esempio i corpi degli atleti che fra vent’anni
saranno un misto di umano e tecnologia e nessuno si preoccuperà più di fare
test per vedere se le loro capacità sono di origine naturale) e fra reale e
virtuale (ad esempio, chi sta in chat con una persona sconosciuta e vive come
reale il personaggio che quella descrive di sè anche se quella dice di avere
sesso, età e professione diversi da quelli veri).”
L’intervento di Baricco si conclude con una riflessione sul
suo compito come scrittore in questo contesto: “Mi sta a cuore ricordare che la
scelta del futuro è distruttrice, si costruisce in questo momento il futuro
distruggendo il presente, senza svilupparlo con intelligenza. Mentre i selvaggi
di genio compiono questa distruzione, il compito mio e di altri come me
sarà quello di un amanuense: riscrivere il mondo con la grammatica di quelli
che l’hanno distrutto, riscrivere ogni cosa perchè non vada persa. Altrimenti
il futuro sarà traumatico e sarà una grande perdita collettiva.”
© 2008 Luca Chittaro, Nova100 – Il Sole 24 Ore.