Dopo aver parlato la scorsa settimana delle cause della paura di volare (aerofobia), concentriamoci ora sui rimedi, in questa parte conclusiva dell’intervista a Luca Evangelisti (nella foto a sinistra, la copertina del suo libro “Mai più paura di volare”, uscito nel 2008 per Kowalski-Feltrinelli).
Nella precedente chiacchierata, hai spiegato come la paura di volare (aerofobia) abbia cause profonde. Come si possono identificare ed eliminare?
Una volta scoperto che “il re è nudo” e che la paura di volare, in realtà, sta soltanto “dando ospitalità” a tensioni relative ad altri ambiti della nostra vita, molto spesso il passo che ci permette di risolvere il problema è veloce, le cose vengono messe nuovamente nelle giuste scatole, con le corrette etichette, e l’aerofobia si sgonfia velocemente per lasciare il passo a voli progressivamente sempre più sereni. Non è necessario fare un lavoro in profondità, ma “un’occhiata” alla stanza dei bottoni della nostra mente è imprescindibile se si vuole allontanare per sempre l’idea che la paura di volare possa essere legata a variabili lontane dal nostro modo di interpretare la vita e le vicende nelle quali siamo coinvolti. L’aerofobia non ha nulla a che vedere con quello che succede dentro l’aereo o intorno ad esso (meteo/manutenzione/controllo del traffico aereo, ecc.), lo spettacolo si svolge interamente all’interno della nostra mente ed è da lì che dobbiamo partire per sciogliere i nodi che non ci permettono di apprezzare le emozioni che soltanto il volo può darci.
Ci sono delle azioni che le persone compiono spontaneamente per gestire l’aerofobia e che possono essere controproducenti e quindi da evitare?
Questo è un aspetto delicato e che merita di essere approfondito in modo particolare. Accade molto spesso che chi soffre di un disagio di carattere psicologico tenti spontaneamente di mettere in atto strategie e soluzioni che, nelle intenzioni dell’individuo, possano contribuire ad attenuare il problema. E’ altrettanto frequente, tuttavia, direi quasi matematico, che le soluzioni messe in atto finiscano per rendere la situazione ancora più complessa. Questo perché le strategie sperimentate sono le medesime che hanno creato il problema. L’aerofobia, purtroppo, non sfugge a queste prassi e, in molti casi, il mio compito diventa più arduo proprio a causa dell’accentuarsi delle problematiche, provocato dalle tentate soluzioni non andate a buon fine.
Faccio un esempio: abbiamo già detto che, chi ha una spiccata tendenza al controllo (di se stesso, degli altri e delle situazioni che lo vedono attore della propria vita) non trova nell’aereo il proprio ambiente ideale, a causa delle peculiarità di questo mezzo di trasporto che ne impediscono qualsiasi tipo di gestione; all’interno dell’aeromobile è necessario affidarsi, rilassarsi e “lasciare i comandi” a persone che ne sanno molto più di noi, che hanno studiato una vita per pilotare e che, continuamente, provano e riprovano nei simulatori di volo qualsiasi tipo di evenienza che può occorrere in un volo. I passeggeri “controllori” (che io chiamo nel mio libro “caratteri azzurri”), per cercare di risolvere il problema, invece di tentare strade alternative al controllo, lo intensificano: studiano i manuali di aeronautica, conoscono a menadito gli inconvenienti per ciascun tipo di aeromobile, sono informatissimi sugli standard qualitativi delle varie Compagnie aeree, consultano decine e decine di siti meteo prima di partire per verificare le condizioni atmosferiche che troveranno lungo la rotta e negli aeroporti di provenienza e destinazione. Una volta all’interno dell’aeromobile, monitorano continuamente i visi degli assistenti di volo alla ricerca di un’espressione poco rassicurante che, a loro dire, possa essere foriera di chissà quali inconvenienti, ascoltano ininterrottamente i vari rumori che un aereo produce (motori, flap, slat, sistemi di comunicazione a bordo), si concentrano sugli altri passeggeri per cercare di individuare anomalie che a loro sono sfuggite. In sintesi, il loro radar è acceso e al massimo dell’attenzione: prima, durante e dopo il volo. Questo tipo di atteggiamento, li aiuta (solo in piccola parte, in realtà) a gestire meglio alcuni momenti del volo che stanno effettuando ma ha lo svantaggio decisivo che cristallizza e rischia di cronicizzare il problema dell’aerofobia, consolidando ulteriormente la strategia di controllo che ha provocato la fobia.
In questi casi, naturalmente, è istintivo tentare soluzioni e farlo utilizzando le risorse che si possiedono, ma sperimentare percorsi alternativi accresce la flessibilità complessiva del sistema, aggiungendo chance alla possibilità di sciogliere l’aerofobia. C’è un detto indiano che recita: “se si sta sognando di essere rincorsi da una tigre che ci vuole sbranare, non ha molto senso correre più veloci perché la tigre, prima o poi, ci raggiungerà”. L’unica soluzione è salire di livello logico rispetto al problema e… svegliarsi!
Dunque, conoscere meglio le caratteristiche del mondo aeronautico (velivoli, procedure, …) non è utile per un passeggero aerofobico?
Certo che lo è. Le informazioni sono un patrimonio importante perché permettono di interpretare meglio alcuni fenomeni che, se malintesi, contribuirebbero indubbiamente ad accrescere il livello di ansia. Sapere, ad esempio, che sentire un rumore sordo sotto la pancia dell’aereo, prima di un atterraggio, è un fenomeno del tutto naturale, prodotto dal portellone del carrello che si apre, sicuramente stempera la tensione e l’angoscia che si produrrebbe interpretando in maniera non corretta tale evento ed immaginando chissà quale tipo di scenario.
Ma è importante che le informazioni vengano inserite all’interno di una corretta cornice interpretativa e siano utilizzate come strumenti importanti non misconoscendo, tuttavia, che la natura della paura di volare è provocata “solo” dal nostro carattere ansioso. Esistono varie risorse su internet che permettono di apprendere le corrette informazioni sul mondo aeronautico; ad esempio, nel sito www.ilvolo.it le informazioni erogate sono utilizzate all’interno di corrette cornici, attribuendo loro un valore strumentale finalizzato a risolvere un disagio che è di carattere squisitamente psicologico (“La paura di volare è nella testa…non sull’aereo”). Nel forum del sito, esiste anche una specifica sezione dedicata alla paura di volare per cui, accanto agli aspetti di carattere tecnologico-aeronautico, è possibile provare ad approfondire la visita… nella propria “stanza dei bottoni”.
Per alcuni, l’ansia può aver inizio parecchi giorni o settimane prima del volo. Cosa suggerisci a questi passeggeri?
Questo tipo di fenomeno può insorgere addirittura parecchi mesi prima ed è conosciuto come “ansia anticipatoria”. E’ un fenomeno che riguarda gran parte dei disturbi d’ansia ed è stato ben approfondito e studiato. Per quanto attiene alla paura di volare, programmare un volo in agenzia di viaggio, anche parecchi mesi prima, può provocare vere e proprie crisi di ansia e attacchi di panico. Questo perché la nostra mente ha la capacità straordinaria – ma in questo caso nefasta – di anticipare in maniera molto realistica e vivida ogni evento che sia connotato da emozioni significative. Se compro un biglietto aereo, pur con mesi di anticipo, l’idea del volo e di me all’interno dell’aeromobile è presente in quel momento, pertanto tutte le sensazioni che potrei provare vengono “pregustate” in quello stesso momento dando luogo ai fenomeni citati in presenza (tensione, ansia, panico). Purtroppo, con l’ansia anticipatoria è come se l’aerofobia facesse un salto di qualità (in negativo naturalmente) perché l’ansia del volo e la paura di star male occupano sempre più spazio all’interno della nostra mente, assorbendo sempre più energie. Il pensiero è costantemente focalizzato sul problema e non si riesce a distrarsi, pur cercando di farlo in tutti i modi. Se si va in vacanza, invece di godersi le giornate di sole e di mare, la mente continua a fissarsi sui pensieri del ritorno e sembra non si riesca ad uscirne.
Recenti studi che hanno utilizzato lo strumento della Risonanza Magnetica Funzionale – che visualizza le aree cerebrali attivate in risposta a specifici stimoli – hanno evidenziato come, nell’ansia anticipatoria, le aree del cervello stimolate siano maggiormente legate ai centri del dolore che a quelle dell’ansia; insomma, aspettare un evento ansioso sembrerebbe provocare un vero e proprio dolore. Questo fenomeno si verifica perché si attribuisce un connotato di minaccia e di pericolo all’evento che sta per accadere. Se immagino che sto per fare una cosa molto rischiosa, sarà inevitabile provare ansia anticipatoria. Naturalmente, una contrazione dei tempi di attesa del volo dara’ risultati positivi perché, di fatto, si diminuiscono le aree di “pre-volo” liberando la nostra mente da pesanti fardelli. Tuttavia, la soluzione definitiva del problema non può non far riferimento al fatto che, una volta ristabilita la corretta interpretazione della paura di volare come dipendente dal nostro modo di interpretare il viaggio in aereo e non come una “mission impossibile” realmente rischiosa, l’ansia anticipatoria è destinata a dissolversi in un batter d’occhio…
Per altri passeggeri, l’ansia inizia avvicinandosi all’aeroporto o nello svolgere le operazioni di check-in ed imbarco. Ci sono suggerimenti specifici per queste evenienze?
Una piccola tensione nell’imminenza di un viaggio è del tutto fisiologica ed è opportuno non scambiarla sistematicamente per paura di volare. E’ naturale avvertire eccitazione, una certa apprensione per il timore di aver messo tutto il necessario nella valigia o per non riuscire ad arrivare in aeroporto con sufficiente anticipo da poter effettuare tutte le dovute operazioni che sono necessarie per l’imbarco. Se invece siamo ragionevolmente certi che la nostra attivazione psico-fisiologica sia riconducibile all’aerofobia, è possibile attenuare l’ansia gironzolando all’interno dell’aeroporto, facendo shopping, familiarizzando con un ambiente che non percepiamo come del tutto confortevole. Anche un piccolo spuntino, avendo l’accortezza di non assumere sostanze stimolanti (caffeina, teina, eccetera) può contribuire a farci stare meglio. Un esercizio che spesso faccio svolgere allo scalo a chi ha paura di volare è quello di camminare all’indietro; capisco che possa, a prima vista, sembrare una soluzione naive ma, ogni atto non automatico e che richiede una certa concentrazione, ruba energie al sistema, energie che sarebbero, altrimenti, convogliate dalla paura, con il risultato di rafforzarla ulteriormente. Dopo qualche minuto di camminata all’indietro, provare per credere, l’ansia scenderà. Al momento dell’imbarco suggerisco di parlare con l’assistente di volo che ci riceve all’interno dell’aereo per dire che abbiamo paura di volare. Gli assistenti di volo affrontano questo tipo di situazioni in ogni viaggio, hanno molta esperienza e sanno cosa fare per alleviare l’ansia. Sicuramente saranno in grado di darci una mano.
Una volta seduti sull’aereo, quali i consigli per evitare che gli eventi che accadono durante il viaggio (accelerazioni, rumori, variazioni di potenza, turbolenze,…) inneschino ansia?
I fenomeni che hai citato sono eventi del tutto normali e fisiologici all’interno di qualsiasi volo. Ed è proprio questa la chiave di volta che deve guidare il cambiamento di atteggiamento di chi vive con disagio l’aereo: disattivare il radar che costantemente ruota su se stesso alla ricerca di “fenomeni anomali” allo scopo di controllare e prevenire possibili effetti negativi. Dunque ogni tipo di attività che riesce a distrarre energia dal sistema-mente è sicuramente indicata e, al contrario, qualsiasi prassi che enfatizzi la tendenza al controllo va abbandonata immediatamente. Nel mio libro, elenco una consistente serie di piccoli consigli e suggerimenti che, nel loro complesso, possono far cambiare in maniera significativa la qualità emotiva del nostro volo. La scelta del posto, ad esempio, ha la sua importanza per un aerofobo e non tutti sanno che gran parte delle Compagnie Aeree permettono di effettuare il check-in on line osservando la mappa dell’aereo e scegliendo la collocazione che si ritiene più adatta per le proprie esigenze. Questo ci evita di dover arrivare in aeroporto ed aspettare fino all’ultimo minuto per sapere dove saremo seduti. E’ consigliabile, inoltre, familiarizzare all’interno dell’aereo con gli spazi nei quali saremo coinvolti durante il volo, soprattutto su tratte di medio e lungo raggio. Scambiare due chiacchiere con gli assistenti di volo è un’attività che contribuisce a stemperare la tensione perché riconsegna al “mondo aereo” le sue caratteristiche di consuetudine e normalità. Gran parte degli aerei più moderni, inoltre, hanno sistemi di intrattenimento di bordo individuali che consentono di guardare film, ascoltare musica, giocare a videogiochi; anche questo è un modo per togliere energia all’ansia.
E’ necessario evitare, invece, di focalizzare costantemente l’attenzione sui monitor di bordo che forniscono indicazioni sui minuti e chilometri che mancano alla fine del volo perché, fatalmente, questo tipo di meccanismo finisce per dilatare a dismisura l’attesa per l’arrivo, amplificando le fastidiose sensazioni che, invece, cerchiamo di ridurre. Infine, ricordo che non sono mai accaduti imprevisti dovuti a “disattenzione del passeggero”; i piloti sanno quel che fanno ed hanno tutte le informazioni necessarie per portarci in estrema sicurezza dal punto A al punto B. E l’aereo, in definitiva, se riusciamo a liberarlo da tutte le angosce che produciamo a causa del nostro carattere ansioso (diceva Socrate che “l’uomo ansioso non fa che sentire fruscii ovunque”) è semplicemente e soltanto questo: il mezzo più sicuro in grado di trasportarci dal punto A al punto B.