Il tempo è la risorsa più preziosa di cui disponiamo ed e’ diffusa fra le persone la percezione che il nostro rapporto con il tempo abbia effetti importanti sulla nostra vita e sulle decisioni che prendiamo. Anche guardando alle statistiche sui pezzi che ho scritto per questo sito, non mi sorprende quindi che quelli sulla gestione del proprio tempo e su Randy Pausch siano fra i più letti.
Soprende invece che lo studio della dimensione temporale sia un tema poco esplorato in psicologia. Sebbene padri della psicologia come Wilhelm Wundt, William James e Kurt Lewin avessero condotto alcuni esperimenti sul tempo, i ricercatori che hanno fatto poi del tempo il proprio interesse di ricerca principale si contano sulle dita di una mano (il primo di essi è stato probabilmente Paul Fraisse).
Nella studio della psicologia del tempo, un salto in avanti significativo (e con conseguenze utili per tutti noi) è stato compiuto di recente da quella che potremmo chiamare una “strana coppia”. Da un lato, Phil Zimbardo, professore emerito di Psicologia all’Università di Stanford e past president dell’American Psychological Association, autore fra l’altro di uno degli esperimenti che hanno fatto più scalpore sui media nella storia della psicologia (lo Stanford Prison Experiment). Dall’altro, John Boyd, che dopo aver iniziato la sua carriera con un dottorato di ricerca in psicologia, si è spostato nell’industria hi-tech, diventando prima direttore della ricerca di Yahoo! e poi research manager di Google, una posizione ideale probabilmente per capire quanto il tempo sia cruciale nella società tecnologica (“siamo macchine che procedono alla velocità degli Hertz in un mondo fatto di Megahertz” è una delle cose che dice il nostro John).
Quello che hanno inventato i due è uno strumento, il più sofisticato attualmente esistente, per capire il nostro rapporto con il tempo. Si tratta dello ZTPI, un questionario che i due autori hanno originariamente proposto in un articolo sul Journal of Personality and Social Psychology e nel corso degli anni validato su più di 10000 persone, mostrandone il potere predittivo rispetto a comportamenti delle persone in diversi ambiti (salute, relazioni, lavoro). Lo ZTPI divide il tempo in cinque “zone” e ci dice quanto siamo focalizzati su ognuna di esse definendo così la nostra personale prospettiva temporale, dalla quale guardiamo le nostre esperienze e che usiamo inconsciamente nel prendere decisioni. Prospettive temporali diverse portano a visioni del mondo diverse e relative scelte di vita più o meno efficaci, quindi e' utile conoscere esattamente qual’è la propria, anche perché le statistiche eseguite negli anni con lo ZTPI sul vasto campione sopracitato mostrano che la maggior parte delle persone tende a fissarsi su una delle cinque zone e sovrautilizzarla, lasciandone altre trascurate anche quando sono le più opportune da usare per affrontare una situazione.
Dato che ora è disponibile gratuitamente la versione interattiva su Facebook ed in italiano dello ZTPI (fare click qui per accedervi), vi invito a fare il test per scoprire quanto la vostra mente si trova in ognuna delle cinque zone temporali. Una volta fatto il test, trovate la spiegazione delle cinque zone ed i suggerimenti di Zimbardo e Boyd sulla prospettiva temporale ideale in questo pezzo successivo.