Recentemente, anche alcuni importanti media italiani (v. un esempio a questo link) hanno elaborato una notizia circolata inizialmente sulla stampa inglese (v. esempio del Daily Mail) con titoli preoccupanti quali "Utilizzare Facebook puo' abbassare i risultati degli esami scolastici fino al 20%". Si afferma inoltre che la stessa ricerca avrebbe dimostrato che "il cervello dei giovani non e' in grado di fare piu' cose contemporaneamente".
Dato che, per fare queste affermazioni, la notizia cita come fonte un lungo articolo apparso sulla rivista scientifica Computers in Human Behavior, sono andato a leggermi per intero la fonte originale facendo delle interessanti scoperte.
La ricerca documentata sulla rivista e' consistita nel far compilare ad un campione di 219 normali studenti universitari (e non di "internet-dipendenti" come affermavano invece alcune fonti di stampa) un questionario dove si chiedeva di rivelare: la media dei voti, il numero di ore studio settimanali, il numero di ore su Internet settimanali. Poi, si chiedeva se lo studente era utente Facebook e, in caso affermativo, il numero di ore settimanali su Facebook ed il tipo di funzioni usate nel social network. Non veniva fatta alcuna domanda su attivita' svolte contemporaneamente o meno, quindi la ricerca non ha dimostrato nulla su quel tema. Il principale risultato riportato dai ricercatori (come potete vedere anche nel loro abstract originale) e' invece che gli utenti Facebook nel campione dichiaravano di avere una media dei voti piu' bassa ed un numero di ore di studio settimanali piu' basso dei non utenti Facebook.
L'articolo originale mette pero' esplicitamente in guardia sul fatto che non si deve giungere alle conclusioni che la stampa ha poi invece puntualmente tratto. Cito le parole degli autori della ricerca: "Le informazioni prodotte dal nostro studio sono descrittive e correlazionali e non si puo' inferire da esse un rapporto di causa". Cerco di tradurre in soldoni questo gergo da rivista scientifica con un esempio pratico.
Immaginiamo di prendere un gruppo di studenti universitari dove ci sono delle persone che non hanno alcuna motivazione verso lo studio e delle persone invece altamente motivate a studiare. Le persone prive di motivazione cercheranno tutti i modi possibili (dal fare il giro dei bar al guardare la televisione all'usare Internet in vari modi ivi incluso il bighellonaggio su Facebook) per fare cose per loro piu' divertenti dello studio; le persone motivate invece si preoccuperanno di dedicare una parte consistente del proprio tempo allo studio (e magari ne rimarra' poco per considerare Facebook). Cio' ci permette forse di concludere che Facebook causa cattivi risultati scolastici?
In altre parole, aver rilevato che nel campione la caratteristica "essere utenti di Facebook" tenda a presentarsi assieme alla caratteristica "avere una media piu' bassa a scuola" non permette in alcun modo di affermare che "Facebook causa una media piu' bassa a scuola". Potrebbe essere il peggior rendimento scolastico che causa invece l'utilizzo di Facebook o potrebbero esistere altre variabili non considerate nella ricerca – come la scarsa motivazione verso lo studio di cui parlavo poco fa - che sono la causa sia del peggior rendimento scolastico che dell'uso di Facebook.
Alla fine, se l'obbiettivo e' avere un buon rendimento scolastico, piu' che preoccuparsi di "Facebook si/Facebook no", la domanda cruciale da porre e' "Cosa ci fai con il tuo tempo?", elencando tutte le attivita' e pianificando un numero adeguato di ore dedicate al raggiungimento dell'obbiettivo. E la risposta alla domanda deve essere estremamente dettagliata, ad esempio sapere che una persona usa Internet per 3 oppure per 30 ore alla settimana non e' di per se' ne' positivo ne' negativo, dato che la rete puo' essere usata sia a favore che contro l'obbiettivo del rendimento scolastico.
E puo' inoltre essere utile conoscere alcune regole di base sulla gestione del proprio tempo (v. questo link) e/o capire che tipo di rapporto si ha con il tempo (v. questo link).
© 2010 Luca Chittaro, Nova100 – Il Sole 24 Ore.