Facebook è sempre più usato per valutare le persone con cui entrare in relazione: nuovi amici, partner o anche (nel caso delle aziende) nuovi dipendenti. Ma la prima impressione che ci si fa su Facebook di una persona corrisponde veramente a quella che si ricaverebbe in un incontro faccia a faccia con la stessa persona? In altre parole, possiamo usare Facebook come sostituto più efficiente dell’incontro faccia a faccia per poter esaminare una rosa di candidati più grande di potenziali amici, partner o dipendenti?
Per cercare di rispondere a queste domande, Max Weisbuch e i suoi colleghi della statunitense Tuft University hanno svolto il seguente esperimento. Hanno reclutato 37 studenti (19 maschi e 18 femmine) e fatto una copia delle loro pagine Facebook. Dopodichè, ognuno di 6 membri dell’università (che non avevano mai visto quegli studenti) incontrava individualmente e faccia a faccia ognuno dei 37, in un colloquio libero della durata di 4 minuti dove i due colloquianti potevano farsi reciprocamente domande. Il compito loro assegnato era di conoscersi un po’ meglio (ricorda lo speed-date, ma senza quella finalità). Parallelamente, ognuno di 10 membri di un’altra università guardava la copia della pagina Facebook di ognuno dei 37 studenti. Si esaminavano infine i giudizi di quelli che avevano incontrato di persona gli studenti, confrontandoli con quelli di chi li aveva invece conosciuti attraverso le pagine Facebook. In particolare, veniva chiesto quanto era piaciuta ognuna delle 37 persone ed altre impressioni (ad esempio, dare un grado di affidabilità alla persona).
I risultati dell’esperimento, pubblicati sul numero di Maggio 2009 del Journal of Experimental Social Psychology mostrano come i giudizi espressi dai valutatori faccia a faccia siano risultati molto simili a quelli dei valutatori Facebook. Le persone che erano piaciute negli incontri faccia a faccia erano quindi le stesse piaciute su Facebook. Inoltre, un’analisi più fine dei video degli incontri faccia a faccia e dei contenuti delle pagine evidenziava come le persone più gradite erano quelle più socialmente espressive sia nella comunicazione faccia a faccia sia in quella attraverso Facebook. Si è visto anche che caratteristiche apprezzate, come la disponibilità a rivelare informazioni su di sé, erano coerentemente manifestate dalle persone gradite sia nel loro comportamento faccia a faccia che in quello sul social network.
Sulla base di questi risultati, l’articolo si conclude con un parere esclusivamente positivo sull’uso di Facebook come strumento di pre-selezione. Mi permetto allora di aggiungere delle parole di cautela su due cose da tener presenti (perché a volte possono andar storte) quando si usa Facebook per la costruzione di prime impressioni:
- Corretta auto-rappresentazione da parte del possessore del profilo Facebook. Non si può essere sempre certi che un profilo sia stato riempito in modo sufficientemente sincero per consentire una prima impressione sensata. Al di là di trucchetti come mettere la foto di 10 e più anni fa o quella piallata con Photoshop, su Web possiamo anche facilmente costruirci addosso un personaggio totalmente o parzialmente inventato. In un incontro faccia a faccia, non funzionano invece né i trucchetti (la faccia è quella che ci portiamo dietro ogni giorno), né il personaggio totalmente inventato (la maggior parte di noi non è un attore hollywoodiano che riesce a controllare perfettamente sia le parole che dice che i suoi vari canali non-verbali, dei quali ho parlato in un’altra occasione).
- Corretta percezione del profilo Facebook da parte dell’osservatore. Anche quando il profilo non bara, può comunque succedere che la sua percezione da parte dell’esaminatore sia alterata: l’assenza della comunicazione non verbale e le informazioni spesso sintetiche dei profili sono dei “buchi” che si prestano facilmente ad essere colmati con l’immaginazione, se non si sta ben attenti (avevo esaminato un caso di studio divertente in un post precedente). E’ invece più difficile lavorare di immaginazione in un incontro faccia a faccia.