Com'è possibile che un gatto possa mantenere una sua pagina Twitter? Ma grazie alla strana invenzione dei Sony Computer Science Labs! Jun Rekimoto ed i suoi colleghi l'hanno prima presentata in un articolo alla conferenza ACM ACE 2009 e poi illustrata con un video reso pubblico pochi giorni fa (che potete vedere qui sotto).
Il sistema (chiamato Cat@Log) è basato su di una schedina che va appesa al collare del gatto (v. foto a sinistra). Tale scheda è dotata di diversi sensori (una micro videocamera, un GPS, un accelerometro, un modulo Bluetooth). I dati raccolti dai sensori vengono elaborati da un software il cui scopo è riconoscere le esperienze e le attività che sta vivendo il gatto e poterle così postare automaticamente su Twitter (vedi il risultato nella pagina Twitter riportata qui sopra), grazie alla connessione Bluetooth. Così il proprietario (e gli amici umani) del gatto possono da qualsiasi luogo visitare la pagina e sapere cosa sta facendo l’animale (dormendo, mangiando, grattandosi, correndo, salendo o scendendo le scale, incontrando altri gatti e quali,…).
Alcune di queste attività vengono riconosciute analizzando i segnali provenienti dall’accelerometro, ma come fa il sistema a sapere se il gatto si trova con degli altri felini e chi essi siano? Grazie alla micro video camera e all’adattamento di algoritmi di visione artificiale originariamente nati per applicazioni umane (ad esempio, riconoscimento di facce di sospetti negli aeroporti), ma ripensati qui per il mondo animale (cat face detection è il termine usato dai ricercatori giapponesi). Il GPS viene invece usato per far sapere al padrone dov’è il gatto e per costruirne la mappa del territorio, così da far sapere al proprietario quali sono le zone geografiche più o meno frequentate dalla sua bestiola attorno alla casa.
Mettendo assieme tutte le informazioni registrate dalla scheda, si ottiene poi una completa applicazione di lifelogging per gatti: il padrone ed il gatto possono rivedere (dopo un opportuno trattamento di stabilizzazione delle immagini) i video delle esperienze registrate dall’animale (anche se sotto questo punto di vista l’articolo precisa che gli intervalli di frequenze percepite da uomini e gatti sono diversi e che si potrebbe tenerne conto nella registrazione e riproduzione), assieme all’indicazione sulla mappa di dove si trovava il felino in quegli istanti. Il software di lifelogging genera anche un blog del gatto che permette di accedere da Web a singoli post che riassumono un’intera giornata dell'animale sia con testo (ad esempio, “Oggi ho camminato molto, ho mangiato una volta e fatto un pisolino…”), sia con Google Maps interattive che mostrano dove è andato il gatto durante la giornata e in che punti ha svolto certe attività.
Per i ricercatori di Sony, questo è solo un primo passo verso un nuovo insieme di tecnologie (per quella che definiscono Human-Pet Interaction) il cui scopo sarebbe di aiutare le persone ed i loro animali domestici a capirsi meglio. Il prossimo passo della ricerca è di aggiungere un modulo al software per monitorare la salute del gatto (ad esempio, se fa abbastanza esercizio fisico) e rilevare precocemente pattern sospetti (ad esempio, se si gratta troppo). Un’altra funzionalità in cantiere prevede che quando due gatti, entrambi utenti del sistema, iniziano a vedersi, il sistema metta in contatto e faccia conoscere anche i rispettivi proprietari, per migliorare il social network felino-umano.
Infine, nel caso che siate sensibili alle tematiche di privacy e vi stiate iniziando a porre dei quesiti sulla diffusione in rete dei dati personali del gatto, anche su questo punto il team giapponese si è preparato una risposta: “Dato che i soggetti su cui eseguiamo questi studi non sono umani, non dobbiamo preoccuparci di privacy”.