Quanto tempo ci fa perdere la comunicazione mediata dal computer

I computer rendono le nostre attività più efficienti. I computer vengono sempre più usati per la comunicazione interpersonale. Quindi, la comunicazione interpersonale è sempre più efficiente.

Sembra logico, ma è falso. Più precisamente, ci sono delle situazioni dove il computer effettivamente ci rende più efficienti nel comunicare, ma ci sono delle situazioni dove relazionarsi attraverso il computer aumenta (e di molto) il tempo necessario per comunicare con il nostro interlocutore. La ricerca nel settore dell’interazione uomo-macchina si occupa sia di capire quali sono le situazioni che possono beneficiare o meno della comunicazione mediata dal computer (CMC), sia di quantificare il beneficio o l’inefficienza da essa portati rispetto alla comunicazione faccia a faccia (F2F).

In generale, se la comunicazione è altamente strutturata, prevedibile e circoscritta, utilizzare strumenti di comunicazione mediata può portare a significativi risparmi di tempo.  Ad esempio, Kira e colleghi hanno studiato l’acquisto di un viaggio mediante comunicazione F2F oppure mediata (in voce) con l’impiegato di un’agenzia viaggi, concludendo che per questo compito è meglio usare la comunicazione mediata perché quella F2F introduce una serie di aspetti non verbali da gestire, che sono inutili per questo specifico compito. Ma possiamo anche pensare al caso di semplici richieste che ci scambiamo fra amici, anche usando sistemi di CMC testuale. Ad esempio, chiedere a qualcuno se vuole venire ad un concerto andando subito al sodo con una domanda diretta inviata in instant messaging o con un SMS può richiedere molto meno tempo rispetto alla struttura ed allo sviluppo tipico di un incontro faccia a faccia. 

Ma se ci spostiamo invece in situazioni in cui la conversazione riguarda un primo incontro oppure temi complessi e/o può avere sviluppi imprevedibili, la CMC può richiedere dei tempi molto più lunghi della F2F. Un ricercatore che si è preoccupato in modo particolare dei tempi della CMC è il prof.  Joseph B. Walther della Michigan State University, una delle persone che ha scritto di più sul tema CMC (la sua prima ricerca in merito venne pubblicata quasi vent’anni fa, nel 1992). In base ai numerosi esperimenti che ha condotto, Walther sostiene che un'interazione testuale fra due persone che comunicano in CMC richiede un tempo circa quadruplo rispetto al faccia a faccia. E questo non ha solo implicazioni pratiche sulla vita di ogni giorno, ma anche scientifiche. Walther sostiene infatti che gli esperimenti eseguiti per confrontare persone che comunicano in CMC oppure F2F non dovrebbero dare lo stesso tempo a disposizione ai due tipi di partecipanti (come spesso accade negli esperimenti descritti nelle riviste scientifiche), ma tenere conto delle diverse velocità di comunicazione fra CMC ed F2F.

Per decidere se è vantaggiosa o meno la CMC rispetto a specifici nostri interlocutori, va fatta una considerazione anche su quanto è facilmente accessibile l’interlocutore per un incontro faccia a faccia. Se ad esempio  l’interlocutore vive ad una distanza geografica rilevante allora i costi ed i tempi richiesti dall’incontro faccia a faccia sono notevoli e la comunicazione mediata porta comunque un risparmio di tempo. Se invece so che incontrerò stasera una persona oppure se il mio interlocutore è un collega che lavora nel mio stesso edificio, non ha molto senso che mi lanci in discussioni complesse via instant messaging che posso fare più efficientemente faccia a faccia.

Un ruolo lo giocano anche le differenze individuali: ci sono persone più o meno efficienti nell’uso degli strumenti di CMC. Gli studi su instant messaging e numero di interruzioni che subiamo al lavoro rispetto alla F2F  (ad esempio, il lavoro di Garrett e Danzinger) hanno mostrato che si ottengono risultati diversi a seconda del grado di adattamento al mezzo di comunicazione da parte degli utenti: se una persona in ufficio si è inventata nuovi protocolli sociali di comunicazione con i suoi colleghi, per cui per esempio ha definito che se arriva un messaggio di instant messaging non è obbligatorio rispondere subito, allora le interruzioni possono diminuire. Se invece si sente obbligata a rispondere, equiparando il messaggio istantaneo allo squillo del telefono dell’ufficio, allora può venire più spesso interrotta in momenti cruciali del suo lavoro, finendo per perdere parecchio tempo nel ricostruire ripetutamente il contesto mentale in cui si trovava prima di interrompersi.

Infine, un fattore che può rendere più o meno efficace ed efficiente la comunicazione è lo strumento di CMC scelto (per un confronto fra e-mail, instant messaging ed F2F, vedi questo link).

In un’ottica di uso efficace del proprio tempo, ci sono quindi situazioni in cui è meglio resistere alla tentazione di cogliere le numerose opportunità di comunicazione a portata  di click che ci offre la comunicazione mediata dal computer.

© 2010 Luca Chittaro, Nova100 – Il Sole 24 Ore.