Una delle manifestazioni del sessismo è la tendenza – a volte conscia, a volte inconscia – ad avere aspettative e scegliere i nostri comportamenti nei confronti delle persone in base a pregiudizi e stereotipi basati sul genere.
Non nasciamo con tali pregiudizi, ma li apprendiamo a partire dalla tenera età, in diversi modi: dall’osservazione dei comportamenti altrui a ciò che sentiamo dire in famiglia e dagli amici, all’esposizione ripetuta a frasi ed immagini che ci presentano i giornali, che ascoltiamo nelle canzoni, che ci vengono mostrate nelle trasmissioni e serie TV o al cinema. In generale, da tutto il contesto culturale e mediatico in cui siamo immersi.
Decine di anni di ricerche sono stati dedicati alle influenze che i media tradizionali possono esercitare sulle persone, orientandole verso una visione sessista del mondo. Ad esempio, i risultati delle ricerche sulla cosiddetta teoria dell’oggettivazione hanno mostrato che, nei media tradizionali, un’esposizione ripetuta a contenuti che rappresentano la donna come oggetto può portare ad interiorizzarli, creando aspettative stereotipate che oltre a danneggiare le relazioni possono estendersi anche alla sfera della salute.
Dato che la nostra vita è sempre più immersa in mondi digitali, dai videogiochi ai social network, è importante chiedersi se e quale ruolo possono avere queste esperienze che viviamo attraverso media interattivi, non considerati dalle ricerche storiche, nel promuovere atteggiamenti sessisti.
Ho cercato di rispondere in modo introduttivo/divulgativo a queste domande in un webinar su pregiudizi e stereotipi nei mondi digitali, organizzato dalla mia università. La registrazione del webinar è appena apparsa online e può essere visionata attraverso il link qui sotto.