Il lato nascosto della rivoluzione mobile

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Le
pubblicità dei dispositivi mobili (telefonini, palmari, lettori multimediali,
navigatori, fotocamere, videocamere,…), che portiamo sempre più spesso con noi e
che accumuliamo in crescenti numeri, si assomigliano spesso. Utenti
dal look “cool” si muovono con leggerezza e velocità fra situazioni di affari e
di svago sullo scenario di grandi capitali mondiali. I dispositivi mobili
pubblicizzati sono piccoli, spesso non si vedono nemmeno all’inizio della
scena, e scattano fuori all’improvviso nelle mani dell’utente, mettendolo
istantaneamente in contatto con mappe, collezioni musicali o persone amate
lontane migliaia di km oppure permettendogli di immortalare ciò che sta vivendo
e magari condividerlo (sempre istantaneamente) su Web. In sintesi, ciò che mostrano è il bello della cosiddetta “rivoluzione mobile”, che ha portato
grosse capacità di conservazione, elaborazione e trasmissione  dati
letteralmente dentro le nostre tasche.

C’è però un
convitato di pietra in questi spot, un lato della rivoluzione mobile che ci si
guarda bene dal mostrare. Con la (grande) scatola di ogni piccolo dispositivo
mobile che acquistiamo, non arriva solo il bell’oggetto visto nello spot, ma ci
viene consegnato anche un brutto (e grosso) alimentatore (in alcuni casi, 2
alimentatori diversi: uno per la casa ed uno per l’auto) e vari cavi (in una scatola
recente, mi sono trovato: cavetto USB, cavetto Firewire 400, cavetto Firewire
800, alimentatore con 3 adattatori rispettivamente per Italia, UK ed USA).

Nella foto
qui sopra (fare click per ingrandirla), ho ritratto le reali condizioni degli ambienti dove vive un possessore di diversi dispositivi mobili. E la sua camera
d’albergo, se vorrà portarsi dietro i dispositivi in viaggio (desiderio
normale, dato che si tratta di dispositivi mobili), assumerà le sembianze di questa foto piu' che dei tavoli di vetro eleganti e spogli della
pubblicità.

E’
inevitabile che sia così? No. Prendiamo, ad esempio, il caso degli alimentatori. Non c’è un
motivo valido per cui l’utente che si porta dietro N dispositivi venga
costretto a scarrozzarsi anche N alimentatori. Tecnicamente si puo' avere un alimentatore solo, il problema e' che attualmente solo l'utente  smaliziato sa districarsi tra le diverse prese di collegamento (e relativa necessita' di adattatori) che i costruttori usano sul dispositivo e soprattutto sa ricordarsi di selezionare il voltaggio  e la polarita' giusti per ogni dispositivo prima di collegarli all'alimentatore universale. 
Siamo di fronte quindi ad un particolare problema di usabilita' ed ho provato un paio di volte,
nelle pause tra una sessione e l’altra di un congresso internazionale, a porre il
problema direttamente a persone che appartengono ai colossi della produzione di
dispositivi mobili: “Perché non vi mettete d’accordo su un alimentatore
universale che non richieda conoscenze tecniche all'utente e funzioni con tutti i dispositivi? Sarebbe una grossa
semplificazione – ed alleggerimento – della vita di noi utenti ed anche l’ambiente
ne sarebbe contento: meno alimentatori significa anche meno rifiuti elettronici”. Devo dire che la domanda non suscita entusiasmi: i miei
interlocutori preferiscono ritornare a parlare dell’ennesimo megapixel che
hanno aggiunto ai loro dispositivi oppure – ultimamente – dei display
multitouch. L’alimentatore è visto come un aspetto rozzo del prodotto ed un
discorso “out” di cui non curarsi.

Un qualche
segnale di speranza lo possiamo forse vedere nella comparsa della presa Mini-USB su alcuni dispositivi mobili di costruttori diversi: attraverso quella presa può arrivare
anche l’alimentazione e l’utente non deve fortunatamente preoccuparsi  se il voltaggio è giusto oppure di non invertire
polarità positiva e negativa, perché questi aspetti, a differenza delle
alimentazioni “proprietarie”, sono definiti in modo non contraddittorio dal Mini-USB.
Ho quindi fatto una prova empirica con tre dispositivi mobili di
costruttori diversi dotati di Mini-USB, alimentandoli con lo stesso
alimentatore. E’ andata quasi bene: per funzionare, funzionavano tutti; uno però non
ricaricava la batteria fino alla massima capacità a meno che non si usasse il
“suo” alimentatore Mini-USB.  Intanto, compaiono le prime proposte di alimentatori universali USB/Mini-USB pensati per fornire energia a parecchi dispositivi contemporaneamente ed essere anche meno brutti da vedere
(v. foto sotto) del classico alimentatore.

Al
prossimo coffee-break congressuale, magari tornerò alla carica con gli
"industriali" dei dispositivi mobili: “Perché non vi mettete d’accordo per
alimentare i vostri dispositivi con il Mini-USB (o un altro standard a vostra scelta) in modo da semplificare la vita di noi utenti?”.  Speriamo non mi parlino di nuovo dell’ennesimo megapixel e dei display multi-touch.

[AGGIORNAMENTO 19/02/2009: forse inizia a muoversi qualcosa…]

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