Come affrontare sconfitte ed insuccessi

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Tempo fa ho illustrato un metodo molto semplice, proposto dalla positive psychology, per individuare quali attività ci portano ad essere felici. In merito a quel pezzo, ho ricevuto un messaggio su Facebook che mi dice: “OK, ma spesso le attività che svolgiamo non terminano con successo. E in quei casi?”. 

Come affrontare il fallimento è un ulteriore ed importante tema, che segue quello della scelta delle attività da svolgere e sul quale esiste una vasta letteratura. Nel seguito, cerco di distillarne le lezioni principali in una forma pratica e veloce per la lettura in rete.

Di fronte ad una sconfitta o ad un insuccesso, ci sono essenzialmente 2 domande ed un fatto da considerare:

Quali comportamenti hanno fallito? Quando le cose non vanno per il verso giusto, molte persone imboccano in automatico un’errata scorciatoia logica e concludono: “Sono un fallimento”. Tale conclusione non lascia spazi di movimento e porta in un vicolo cieco che scoraggia dall’intraprendere ulteriori azioni. La conclusione corretta è invece: “Alcuni miei comportamenti hanno fallito”. I comportamenti individuati possono sempre essere cambiati, perché siamo progettati per apprendere nuove abilità durante tutto il corso della vita.  L’attenzione si focalizza così su quali comportamenti specifici vanno modificati e su come ci dobbiamo allenare per modificarli. La parola “Alcuni” sottolinea inoltre che esistono altri comportamenti che siamo già in grado di svolgere bene.

Gli obbiettivi erano realistici?  A volte si pretende troppo da se stessi.  Ciò porta a fissare degli obbiettivi che difficilmente raggiungeremo al 100% e a rimanere così insoddisfatti da risultati che invece farebbero contenti molti altri.   Il caso estremo è quello del perfezionismo, ricetta perfetta per essere sempre insoddisfatti di tutto. Se gli obbiettivi sono irrealistici, possono sempre essere modificati: ciò non significa che debbano diventare banali,  ma la sfida che presentano deve essere affrontabile.

Il fallimento è un evento normale. Pretendere assolutamente che tutto vada sempre per il verso giusto è irragionevole. La biografia di qualsiasi personaggio che ammiriamo è fatta di successi e fallimenti. Ed evidenzia come sconfitte ed insuccessi vengano normalmente usati come opportunità per capire dove migliorare:  a volte precisando meglio gli obbiettivi, a volte acquisendo nuove competenze ed abilità. Qualsiasi attività che abbiamo imparato a svolgere, dall’andare in bicicletta all’esercitare una professione, passa inevitabilmente per un processo di prove ed errori.

© 2011 Luca Chittaro, Nova100 – Il Sole 24 Ore

  • LucaChittaro |

    Certo. Nell’affrontare l’insuccesso a volte si cade vittima dell’ “illusione del controllo”: credere che tutta la sequenza di eventi e circostanze che portano ad un dato esito dipendano da noi. Mentre in realta’ molti di quegli eventi sono imprevedibili, casuali e/o inevitabili.

  • Kalamin |

    Eppoi, come suggerisce Leonard Mlodinow nel suo godibilissimo “La passeggiata dell’ubriaco”, potremmo anche dirci, e ripeterci qualche altra volta, che nel successo – qualsiasi successo e di chiunque, anche nostro – la Fortuna (o chiamiamolo caso fortuito) ha giocato un ruolo che, per qualche motivo legato forse al nostro amore di sè, o alla nostra eccessiva severità, non siamo propensi a riconoscere, o non almeno nei termini in cui dovremmo se analizzassimo le cose con dovuta (e forse irrealistica) oggettività.

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